mercoledì 31 dicembre 2014

2015, io sono pronta.

Caro 2015 che tra qualche ora arriverai,
voglio dirti che da te mi aspetto grandi cose.

Non è per metterti pressione, ma solo per essere chiara sin dall’inizio, com’è giusto che sia in un serio rapporto a due. Parti già avvantaggiato perché sei dispari e io, non chiedermi perché, mi sento in estrema sintonia con i numeri dispari. Li sento forieri di belle cose. 

Ecco, caro 2015, io in questo giorno di attesa, speranze e promesse riposte in un futuro che sembra infinito (mentre invece è come gli altri anni fatto di 52 settimane, 365 giorni), non intendo esprimere desideri, impegnarmi solennemente di compiere questa o quell’altra impresa nel prossimo giro di calendario. 
Voglio solo dirti che spero di ritrovarmi qui esattamente tra un anno, di chiudere gli occhi e provare una sensazione di appagamento, una serenità che forse in questo momento faccio fatica a trovare. La pace totale che talvolta solo la prima cucchiaiata di una torta al cioccolato sa darti.

Stai tranquillo, non mi aspetto i miracoli né che con il solo scoccare delle dita tutte le caselline del puzzle che sto costruendo vadano al loro posto, tu però sii collaborativo. Io sarò lì con te, ti camminerò fianco a fianco, ti riempirò di libri, ti presenterò le persone importanti della mia vita e magari insieme ne conosceremo di nuove, ci metteremo ai fornelli perché voglio farti sentire il pippiolare dello spezzatino, il profumo della focaccia e chissà quanto altro. 

Perché, caro 2015, ti avverto che voglio cucinare di più di quanto non abbia potuto fare negli scorsi dodici mesi. Non è colpa di nessuno, è solo andata così, ma sono certa che nei momenti che passeremo nella mia cucina risieda un pezzettino di quel benessere che insieme costruiremo.

Io ti voglio già bene e tu, sei pronto?

martedì 23 dicembre 2014

Ricette per Natale: alberi dolci alle pere e arancia


È successo senza che lo volessi sul serio, lo pianificassi attentamente o che prendessi deliberatamente delle decisioni per concretizzare questo “diabolico piano”. Quando però me ne sono resa conto è stato come fare una doccia fredda sul balcone (e in questi giorni a Milano è un’esperienza che non auguro a nessuno!), vagonate di sensi di colpa mi hanno assalita, infondendomi la spinta a rimediare il più velocemente possibile.

Ma andiamo con ordine. Dopo un trasloco, un centinaio di scatoloni aperti (quasi tutti, un paio stazionano ancora bellamente in salotto…) e la magica apparizione di un tavolo finalmente degno di tale nome, la decisione è stata presa: il 25 dicembre tutti a pranzo da noi!

Ridimensionato subito il concetto di “tutti”, dato che la propaggine sicula della famiglia ha issato bandiera bianca e resterà in Trinacria, il conto dei presenti si è assestato su un numero più che gestibile (saremo “solo” in otto) ed è scattata la pianificazione. 
In men che non si dica marito e suocera hanno snocciolato una lista degli “imprescindibili”, i grandi classici che cascasse-il-mondo non devono mancare sulla tavola delle feste della nostra famiglia. Ci saranno i patè (di fegato di vitello, quello di tonno che faceva la nonna dello chef, forse uno di selvaggina), il salmone, le insalate colorate di rosso dai chicchi di melagrana, il panettone, i datteri, i mandarini e la frutta secca perché “non è Natale senza”. Ci saranno le lasagne ai carciofi ma, aspetta un attimo… ci sarà anche qualcosa che mangia minichef?

venerdì 12 dicembre 2014

Ricette per Natale: biscottini mandorle e limone


Il primo gesto d’amore di cui ho memoria, quello che per primo ho riconosciuto come tale e impresso indelebilmente nel mio cervello, potrei riconoscerlo a occhi chiusi.
È un leggero tintinnare la mattina presto, non sono ancora le sette, e quel suono puntuale arriva ogni giorno e lentamente mi sveglia, catturando la mia attenzione. La base di una tazzina che sobbalza capricciosa sul piattino, mentre due mani premurose la accompagnano. Dalla cucina, lungo il corridoio sempre lunghissimo, poi dentro la camera.
Stagione dopo stagione, negli inverni umidi in cui il caldo della tazzina riscalda le mani così come nelle torride estati in cui le dita fanno a gara per allontanarsi dal bordo del piatto. I passi, puntuali uno dopo l’altro, e quella traballante e ripetitiva vibrazione.

venerdì 5 dicembre 2014

Ricette per Natale: chips di carote


Ci sono ortaggi che nascono un po’ sfortunati, lo scrivo senza troppi timori. Prendete le carote: passano buona parte della loro vita sotto terra, hanno un puntuale momento di fama in tarda primavera, quando l’avvicinarsi dell’estate accende i riflettori sui benefici dei caroteni per la tintarella. Ma poi? 
Pur essendo quasi sempre presenti in casa, sono relegate a soffritti (tutti almeno una volta nella nostra vita abbiamo avviato un ragù con il mitico trito carota-sedano-cipolla), qualche minestrone e insalate dietetiche, perché oltre che far bene alla pelle le carote sono anche povere di calore (fonti affidabili* dicono 35 ogni 100g).

Quando al supermercato le vedo in enormi bustoni di plastica trasparente a righe arancioni mi mettono sempre un po’ di tristezza addosso (perché mai le buste sono di questa fantasia, ve lo siete mai chiesti? è un modo per preservarne la freschezza o solo l’eccentricità di un distributore burlone?), mi viene quasi l’istinto di liberarle. Non che io sia priva di colpe nei loro confronti, rea di abbandonarle nel cassetto basso del frigorifero per settimane, dimenticando completamente la loro presenza, o di sceglierle come gregarie in ricette in cui i protagonisti sono gli altri.

lunedì 1 dicembre 2014

Ricette per Natale: insalata autunnale di pollo


Mi è avanzato un pollo arrosto questo weekend, come lo mangiamo?

A volte basta il messaggino whatsapp di un’amica per farmi venire un’idea e la voglia di renderla subito concreta, mettendomi ai fornelli. Al primo diiin del telefono ne seguono numerosi (non prima di aver attivato la modalità silenziosa, pena l’ira dei rispettivi consorti) e nel giro di qualche frase l’idea di ricetta è sfornata, pronta per essere testata.
Ci sono io che indago sul contenuto della dispensa e sui desideri culinari mentre lei, l’amica questionante, che esaustiva risponde e commenta, in un interminabile susseguirsi di frasi brevi che diventano concitate man mano che ci avviciniamo alla ricetta che in teoria ci sembra la migliore. 

Hai anche delle patate?
Potresti aggiungere dei chicchi di melagrana, se vuoi te ne posso dare un po’ io
La compro domani tornando dal lavoro, tanto il pollo lo mangiamo a cena
Una volta ho fatto un’insalata con una salsa allo yogurt e scalogno (ndr: questa de La Tartine Gourmande) ma se non ti va di appesantirla puoi semplicemente insaporire lo yogurt con una spezia che ti piace, prezzemolo tritato al curry o alla paprika
Ok, provo e ti dico

Puntuale, nei giorni seguenti, arriva la recensione della ricetta con commenti, proposte di aggiunte e modifiche. Dopo quasi cinque anni di blog, questo scambio – con amiche, mamma, lettori che mi scrivono o commentano - è forse la parte più bella di tutto. La fiducia che mi danno, che mi date, è tanta, mi riempie di felicità, stimolando e colorando i giorni più cupi.

giovedì 20 novembre 2014

Un gioco e una ricetta. Noi, insieme, per "Accolti da Subito"

Oggi è la Giornata Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza ed eccezionalmente il post che state leggendo è “a quattro mani”. Le mie, che digitano sulla tastiera e hanno cucinato e fotografato la ricetta di oggi, e quelle più piccole di minichef, sempre più affusolate e meno da bebè, che attivamente ha partecipato al progetto di cui vogliamo parlarvi.

Insieme, io e lui, perché per parlare di famiglia, amore, accoglienza non potevamo che essere uniti.
Per noi è naturale, per noi sono proprio la condivisione, l’unione, la presenza a fare famiglia ma non è così sempre, non lo è per tutti i bambini. 

In Italia e nel mondo sono tantissimi i bambini abbandonati (oltre 160 milioni) che hanno “solo” bisogno di essere accolti, di una famiglia, di amore. 
Per aiutare chi li aiuta – perdonate il gioco di parole – abbiamo aderito ad “Accolti da subito”, l’iniziativa promossa da Ai.Bi. Amici dei Bambini e Subito.it. Da oggi e fino a Natale basterà collegarsi alla pagina Internet dedicata all’iniziativa (a questo link) e inserire un annuncio nella categoria “Tutto per i bambini” mettendo in vendita un oggetto (un gioco, un abito, o qualsiasi oggetto per l’infanzia). Per ogni annuncio pubblicato, Subito.it donerà 1€ ad Ai.bi. per la realizzazione della “Family House”, la prima struttura in Europa specificatamente dedicata alla Prevenzione e Cura dell’Abbandono.

venerdì 14 novembre 2014

Gattò di patate e zucca #SamsungSmartChef


Premessa meteorologica: le foto di questo post non risalgono ad agosto ma alla scorsa domenica, così inaspettatamente soleggiata da riempire la cucina e far venire voglia di passare lì tutta la giornata. Perché in questo nuovo spazio candido quando c’è il sole tutto risplende di energia e la trasmette immediatamente al cervello e alle mani.

Poi ahinoi è iniziata una settimana grigia e piovosa, costellata di fazzoletti appallottolati e mandarini sbucciati per contrastare l’influenza che, implacabile, ci ha colpito tutti. Settimana dalla quale, però, ho imparato la seguente cosa: è inverno e c’è il sole? Fotografa subito, potresti rivedere la luce dopo lunghi giorni monotonali.
Ma torniamo a noi, la luminosa domenica di cui sopra l’ho in parte passata in cucina a sperimentare per una nuova collaborazione con Samsung, che mi ha coinvolta nel progetto #SamsungSmartChef.
Come funziona? Andiamo con ordine.

lunedì 10 novembre 2014

Le parole del vino, quelle che vorrei.


Qualche settimana fa sono andata in Friuli per seguire Ein Prosit, una manifestazione dedicata, come suggerisce il nome stesso, al vino e all’universo di produttori, cantine e persone di quel territorio, ricco di scoperte. Ma non è di questo che voglio parlarvi, non oggi.

Più volte nei due giorni friulani - nel bel mezzo di un incontro, una degustazione o semplicemente durante un pranzo – ho pensato a quanto siano importanti le parole scelte per comunicare il vino. Non semplice accessorio per una descrizione, ma cruciale strumento per veicolare conoscenza, passione, storia.
Diciamoci però la verità, quanto spesso sentendo parlare di vino ci limitiamo ad annuire a chi riteniamo più esperto di noi, per timore di una brutta figura o di non aver compreso realmente il contenuto del nostro calice? Se non vi è mai capitato, complimenti vivissimi. 

Più di una volta mi sono trovata ad ascoltare, con un contemporaneo senso di ammirazione e inadeguatezza, discorsi su sentori di tabacco e sottobosco, tannini, acidità, foglia di pomodoro. E come dimenticare la mitica fermentazione malolattica?

giovedì 6 novembre 2014

Torta di mele e cannella e bruchi impertinenti


Avreste mai creduto che trovare un bruco in una mela è un evento che può cambiare il normale corso di una giornata?

Io sinceramente no e prima della scorsa settimana quando mi era capitato di vedere sbucare un innocente bruco dalla frutta avevo sempre avuto una reazione mista di stupore-repulsione-rimozione immediata dell’invertebrato dalla mia vista.
Prendete la stessa mela, lo stesso coltello, il medesimo bruchetto inconsapevole e aggiungete un bimbo di tre anni: in un attimo le prospettive si ribalteranno, lasciandovi con un palmo di naso.

Settimana scorsa minichef era a casa (ah la meraviglia delle vacanze alternative della scuola inglese!) e non nascondo che conciliare i normali impegni con la sua presenza è stato, se non impossibile, quanto meno complesso (o come direbbero gli amici anglofili challenging). Abbiamo approfittato del bel tempo per fare lunghe passeggiate mano nella mano in quartieri diversi dal nostro, un po’ come due fidanzatini ai primi appuntamenti che vanno a zonzo senza una meta.

sabato 25 ottobre 2014

Un anno (e una torta) in più


Ieri sera ho spento una candelina rosa su una torta che fino a pochi minuti prima di soffiare non esisteva e che aveva preso forma nei miei pensieri e intenti culinari solo qualche ora prima.
In effetti, per il mio trentaquattresimo compleanno mi sono regalata calma e una certa dose d’improvvisazione che si è immediatamente riflessa sulla scelta della torta.

Ho preparato la base (una classica Victoria Sponge alla vaniglia) la sera prima, nell’unico rituale compleannoso consolidato da qualche anno. Il gancio del robot, che mescola gli ingredienti e produce sulle pareti della ciotola un suono pacato e costante, è una piacevole compagnia anche nelle serate della nuova cucina, così come lo è stato in tutte le altre. Sfornata la torta, però, sono andata a letto senza sapere come farcirla.

L’ho deciso solo alla fine di venerdì, dopo una giornata trascorsa velocemente, tra i tanti impegni quotidiani. Il lavoro al computer, un giro al brico (tappa obbligatoria per chiunque traslochi, vero?), la festa di Halloween a scuola di minichef, un salto al supermercato perché il latte qui finisce sempre troppo in fretta! L’idea per la mia torta di compleanno è nata così, tra gli scaffali di un’esselunga: lamponi, panna e gelato alla crema che finiscono nel sacchetto della spesa con la velocità che ha contraddistinto l’anno appena finito.

giovedì 9 ottobre 2014

Penne lisce profumate all'aglio con zucca e pistacchi

Ottobre è il mio mese, quello che nel giro di calendario attendo con trepidazione ogni anno.

Settembre un po’ m’intimorisce, con i buoni propositi e la necessità – o obbligo, come forse sarebbe più giusto dire - di intraprendere nuovi progetti, nuovi sport, nuovo tutto; Novembre è già sinonimo di Natale, luci e profumo di cannella. Ottobre invece sta lì, in mezzo, ed è un periodo di tranquillità in cui realmente riesco a fare ciò che desidero, ciò che mi piace, conciliandolo con ciò che si deve. È una conquista importante, ma ne realizzo il peso solo in questi giorni.

Le giornate si accorciano, le temperature scendono e nel tepore delle mattine riscaldate dal caffè caldo e da una felpa indossata appena fuori dal letto mi sento a mio agio. Scelgo la sciarpa preferita in cui avvolgermi per andare a prendere minichef da scuola e nella passeggiata mano nella mano che ci riporta a casa ci sono tutti i segnali di questo periodo della sua infanzia. Certi giorni silenziosa e scontrosa, altri chiacchierona e sorridente, taluni stanca e riflessiva.

lunedì 29 settembre 2014

Torta morbida al limone e yogurt per i tipi assonnati come noi


Tra le mura di questa casa non siamo fatti per i risvegli imposti, specialmente quando comportano lucidità e attività ben prima delle otto del mattino. Quando fuori è ancora buio o s’intravede appena un timido accenno di sole, l’unico posto in cui desidero trovarmi è a letto, possibilmente sotto un bel piumone soffice. Per me è sempre stato così, evidentemente il mio metabolismo, il mio DNA, le circostanze (chiamiamole come preferite) mi portano naturalmente a preferire le ore serali, a sentirle più inclini al mio essere e ad aiutarmi a sfruttarle al meglio. Lo sanno le mie amiche, con cui spesso le migliori chiacchierate avvengono al telefono ben dopo le 23.00, lo ha capito lo chef che si è abituato a trovarmi sempre sveglia al suo rientro dal lavoro.

Io lo so che lì fuori c’è un universo da scoprire fatto di persone attive già alle sei del mattino, di energici lavoratori che negli anni hanno modificato il loro orologio biologico per rendere fruttuose le prime ore di una nuova giornata. L’edicolante che sistema con precisione i giornali, il barista che sforna brioche per silenziosi clienti, quelli del “cappuccio e cornetto” consumato ascoltando la radio, leggendo il giornale e buttando un occhio distratto alla tv nell’angolo di una tavola fredda. Le mamme bioniche, che alle sette hanno già pianificato la giornata di tutta la famiglia, preparato la merenda per i figli e possibilmente sono già vestite, truccate e pettinate. Chapeau, io non ci riesco proprio.

venerdì 12 settembre 2014

#Trattiamocibene, preziosi consigli di benessere

Quest’anno, come vi dicevo la settimana scorsa, ho cercato di iniziare Settembre senza il solito fardello di buoni propositi destinati a essere dimenticati e disattesi prima ancora di arrivare al giro di boa di metà settembre. Niente diete improvvisate iniziate il primo del mese (che poi quest’anno cadeva anche di lunedì, un vero flagello) o fulminei innamoramenti per lo sport.

Ciò non vuol dire che me ne stia in panciolle, sprofondata nel divano a rimpinzarmi di leccornie. 
Ho giocato però d’anticipo e iniziato a pensare di più a me stessa, a prendere qualche buona abitudine quotidiana, nel momento in cui di solito ci si rilassa, ovvero in vacanza. Perché, a pensarci bene, è proprio durante le meritate ferie che abbiamo più tempo per noi e per regalarci attimi di benessere, che esso sia sportivo, di bellezza o a tavola (ça va sans dire). Dalla teoria alla pratica è stato, per una volta, piuttosto facile perché a luglio ho trascorso una giornata intera con dei veri maestri di benessere. Insieme ad altre 5 blogger (Paola, Mara, Valentina, Eleonora e Anna con cui ho molto ghignato, tra un esercizio e l’altro) sono stata ospite di Dietor in una villa alle porte di Milano per imparare come prendermi cura di me attraverso piccoli gesti quotidiani che, sinceramente, mi sento di consigliarvi.

giovedì 4 settembre 2014

Cose di Sicilia (le vacanze, un articolo e un piatto di linguine)

Lo ammetto, all’idea che siamo già nel bel mezzo della ripresa autunnale devo ancora abituarmi. Ogni mattina da ormai quattro giorni il calendario mi avvisa che Settembre è iniziato, portandosi dietro gli elenchi di cose da fare, attività da iniziare, progetti e buoni propositi.

Ecco, questo è quanto formalmente ci si aspetta da ognuno di noi.
Io però sto facendo molta più fatica del solito a riprendere il ritmo, come se dovessi smaltire un jetlag o più semplicemente come se mi aspettassi da un momento all’altro di vedere le lancette dell’orologio tornare indietro e fermarsi al primo di agosto, per ritrovarmi nelle tre settimane di vacanza di un’estate strana ma senz’altro da ricordare. 

Abbiamo attraversato in auto lo stivale intero per raggiungere la Sicilia, una scelta dettata dalla necessità di essere autonomi che ci ha fatto apprezzare ancor di più il raggiungimento della meta. Smaltita la fatica del viaggio, sono stati giorni di semplicità e riscoperta, cadenzati da quell’indulgenza che a mio avviso dovrebbe caratterizzare le vere vacanze.

venerdì 1 agosto 2014

Luglio e le ricette dell'orto


È ufficiale: sono in vacanza!

Stamattina ho inviato un articolo che era l’ultimo impegno ufficiale prima di staccare la spina e già il premere il testo “invia” mi ha dato una beata sensazione di tranquillità.
Se andrà tutto come previsto tra 4 giorni saremo in Sicilia a cercare quell’estate che fino a oggi abbiamo fatto fatica a riconoscere (tra piogge incessanti e temperature ballerine mi è sembrato di tornare a Parigi!) e a fare il pieno di famiglia, amici e tante cose buone che condividerò presto anche con voi.

Archivio questo luglio balordo con un bilancio più che positivo; se da un lato il trasloco è stato faticoso e ben lungi dall’essere concluso (siamo ancora in attesa - ahimè – di libreria e pezzi di armadio quindi gli scatoloni faranno parte dell’arredo fino a settembre…), dall’altro sono riuscita a ritagliarmi spazio e tempo per me e i miei due uomini. Saggia è stata la decisione di trasferire postazione lavoro e figlio fuori città, scappando letteralmente dai ritmi degli ultimi mesi.

martedì 8 luglio 2014

Casa nuova!



Signore e signori ce l’abbiamo fatta: abbiamo traslocato!

C’è stato un momento in cui cambiare casa mi è sembrato davvero impossibile, la conclusione della ristrutturazione aveva assunto infatti connotati di miticità, invece siamo riusciti a portare a termine quest’impresa titanica, non senza fatica, svariati mal di pancia e notti insonni.

Oggi vi scrivo da casa nuova, con la maggior parte delle nostre cose ancora negli scatoloni - cui sto imparando a volere bene – ma la nuova vita è iniziata e sa di pittura fresca e intonaco, di piastrelle luccicanti e parquet immacolato. Ha la voce di minichef che entusiasta esplora le stanze con la gioia dei suoi tre anni (a lui devono sembrare immense), ha il suono di un citofono che dobbiamo imparare a riconoscere (o lasceremo i nostri ospiti ad attenderci al portone per ore) e di una strada diversa con i suoi negozianti, abitanti, con le auto che passano. Tutti loro in queste sere d’estate mi fanno compagnia e adesso che il tavolo da cui scrivo è vicinissimo alle finestre aperte posso sbirciare nelle case altrui, prendo le misure del nuovo vicinato.

lunedì 9 giugno 2014

Weekend operosi e panini "buoni"


Lo scorso fine settimana mi sono fatta un regalo, di quelli semplici che non hanno bisogno di ricerche complesse per i negozi o lunghe preparazioni. Mi sono concessa il tempo, tutto quello che ci voleva, per fare tante cose.

Sabato e domenica niente ozio, se non per una forzata permanenza domestica nelle prime ore di domenica pomeriggio a causa dell’eccessivo caldo milanese, ma tantissime attività infilate una dietro l’altra con rinnovato entusiasmo da parte mia.
Maggio è passato, infatti, senza che me ne rendessi conto. Troppo impegnata a rincorrere impegni, scadenze, progetti, appuntamenti. Piacevole quasi sempre, ma talvolta non proprio benefico. Me lo dice la pancia: negli anni ho imparato che il mio stomaco mi lancia inequivocabili segnali di malcontento se lo maltratto e se in qualche modo mi maltratto. Io fingo di non sentirli quei campanelli d’allarme, ma poi puntuale il conto arriva. Un esempio? Mi è passato l’appetito, e non c’entrano diete o prove costume all’orizzonte. Io senza fame? Un paradosso bello e buono (ed ecco spiegato il motivo di qualche settimana senza post).

venerdì 16 maggio 2014

Il riso al latte, per una dolce coccola


3.500. Riga più, riga meno.

Avete presente quei file di excel enormi, che sembrano non finire mai e in cui le caselle magicamente spariscono o ricompaiono giusto in tempo per farvi impazzire?

Bene, da numerosi mesi le mie giornate sono scandite dalle regole del “foglione”, come ho amichevolmente ribattezzato il mio inseparabile compagno virtuale di lavoro. Lui mi dice cosa fare, entro quando farlo e soprattutto mi chiede costanti cure, aggiustamenti, aggiornamenti. Lui, il foglione, è diventato il mio incubo, mi causa mal di pancia e male agli occhi. Inizio e concludo le mie giornate insieme a lui, ormai lo riconoscono sullo schermo anche lo chef e minichef, temo di iniziare a parlargli attendendo speranzosa una sua risposta…

Sarà che sono da sempre più donna di parole che di schemi, sarà che la primavera ispira penniche e riposo invece che levatacce e poco sonno, ma ammetto che negli ultimi giorni sono un po’ in preda allo sconforto.

martedì 13 maggio 2014

Weekend imprevisti (e un picnic dopo la pioggia)


Sovvertire i piani è benefico; decidere di punto in bianco di stravolgere quanto già deciso-programmato-incasellato in agende e planning vari mi sembra abbia addirittura virtù taumaturgiche. Porta a cercare il nuovo, l’inaspettato, l’imprevedibile liberandosi dai fardelli superflui, ritrovando frammenti di leggerezza.

Perdonate la riflessione “a penna libera”, ma è lunedì sera - anzi ormai già martedì - e sono tanti i pensieri che mi attraversano la testolina in questa serata di maggio.
La convalescenza dello chef è giunta al termine, la sua mano sembra aver ripreso piena funzionalità e da ieri siamo tornati ai nostri soliti ritmi familiari (sospiro…).

Abbiamo affrontato a cuor leggero, in una specie di bolla, gli ultimi giorni della scorsa settimana, coscienti che le prossime saranno giornate strane. Ci porteremo dietro un altro tempo, una specie di fuso orario da smaltire.

giovedì 8 maggio 2014

Merende di oggi e di ieri


Chissà perché se penso alla merenda i miei ricordi sono tutti vicinissimi nel tempo, legati a momenti vissuti di recente, quasi sempre in compagnia dello chef e di minichef.
Mamma: ma tu ci facevi fare la merenda di pomeriggio quando eravamo piccoli?

Rivedo chiarissimo il pacchettino da portare a scuola per l’intervallo mattutino, spesso di carta stagnola con dentro un panino al prosciutto, pane burro e marmellata, pane burro e zucchero. Sono passati diversi decenni dalle elementari e finalmente posso dirtelo, cara mamma: io il pane burro e zucchero lo odiavo. Ora partiranno gli anatemi dei conservatori, quelli che “le merende migliori sono fatte in casa” e devo ammettere che oggi anch’io apprezzo la genuinità di una fetta di pane con una buona marmellata. Allora no, la mia invidia era tutta per i “fortunati” compagni che arrivavano a scuola con una pizzetta o, delizia delle delizie, con una ciambella fritta ricoperta di zucchero.

Però, pur scavando nella memoria e cercando un elemento, un profumo o un sapore cui aggrapparmi, non riesco a ricostruire i momenti della merenda pomeridiana. Forse io e i miei fratelli eravamo troppo impegnati per fermarci a mangiare.

venerdì 2 maggio 2014

Finta panzanella di riso


Tra un’infilata di ponti, settimane fin troppo corte e vacanze che arrivano e finiscono in un batter di ciglia, siamo arrivati al primo venerdì di maggio.

Ne parlavamo qualche giorno fa in famiglia: per noi – quelli siculi s’intende – questo è il periodo delle prime scampagnate, degli arrosti e mangia collettivi che iniziano accendendo la carbonella sempre troppo tardi (perché in vacanza mica vorrai puntare la sveglia alle 7!) e finiscono con l’intera compagnia che migra a casa di qualcuno per ripararsi dal freddo, dalla pioggia improvvisa o semplicemente per mettere su un pentolone d’acqua per una spaghettata serale. Sono i giorni dedicati agli amici, in cui da adolescenti si apprezzano i primi momenti di libertà e socialità. Gli esperimenti culinari collettivi che partono con intenzioni d’alta cucina (quante serate passate a progettare pranzi dai menù improbabili…) e naufragano felicemente in spaghettate aglio olio e peperoncino e maxi bruschette al pomodoro.

giovedì 24 aprile 2014

48 ore da single: viva i piatti unici!


Vi avevo già raccontato dell’improvvisa “luna di miele” che le vacanze di minichef ci hanno concesso. Ebbene, questa strana settimana che inizia di martedì ed è ormai quasi finita mi ha regalato inaspettatamente due giorni da single.

A Milano da sola per 48 ore, due giorni interi di normale attività con in più quell’ebbrezza data dalla libertà di gestire in totale autonomia il mio tempo. Scusate se è poco!
Cosa ho fatto? Niente di trascendentale, figuriamoci. Ma volete mettere il piacere di fare colazione in assoluto silenzio? Non so voi ma io quando mi alzo ho bisogno fisico di almeno mezz’ora di vuoto attorno. Quel vuoto che mi manca da… più o meno tre anni!

Altro benefit della singletudine: coltivare le proprie inconfessabili passioni, come leggere Hello! sotto le coperte gustando i racconti del Royal Tour in Australia (ma quanto è carino e pacioccoso il principe George?) o cenare con un pacchetto di patatine davanti al computer. Insano, lo so, ma ogni tanto ci vuole pure quello.

giovedì 17 aprile 2014

Risotto con zucchinette liguri, spinaci novelli e prescinsoa


Al nome di questa ricetta potrei correttamente aggiungere il sottotitolo “Le conseguenze della maternità”.

Succede, infatti, che la scuola di minichef abbia chiusure che definirei creative, o almeno differenti rispetto a quelle delle scuole italiane. Può capitare quindi che in pieno Aprile spuntino fuori dal nulla (anzi proprio out of the blue, come dicono gli inglesi) quindici lunghissimi giorni di vacanza. L’undici aprile tanti saluti a tutti, auguri di buona Pasqua e chi si è visto si è visto, appuntamento al 28 aprile. All’organizzazione familiare per fortuna avevamo già pensato mesi fa chiamando in aiuto “SOS nonni” ma poi, tra una cosa e l’altra, i giorni erano passati e avevo messo in un angolino della mia memoria l’imminente “delocalizzazione familiare”.

Da sabato scorso minichef è con i miei genitori al mare in Liguria, in quell’angolo di costa che così perfettamente ci ha accolto lo scorso anno. Fa bene a lui, che può staccare dalla città e respirare aria buona, fa bene ai nonni che spesso ne lamentano (a ragione) la distanza, fa bene a noi che per un po’ facciamo gli sposini e possiamo inaspettatamente gestire il nostro tempo in totale libertà.

Facile? Per nulla. L’ho salutato tre giorni fa e non vedo già l’ora che sia venerdì per salire sul treno che mi porterà da lui per la Pasqua. È che di colpo lo vedo grande e indipendente, capace di fare nuove amicizie in un parco che non è quello della sua città e di addormentarsi la sera senza che ci sia io o lo chef a raccontargli una storia. È un bimbo in gamba e noi siamo fortunati.

lunedì 14 aprile 2014

Quattro anni: pensieri sparsi e un piatto di pasta!


Me la ricordo bene la mattina del 13 aprile 2010, quella mattina in cui subito dopo aver creato il blog ho scritto di getto il primo post de La femme du chef.

A Parigi la primavera era decisamente arrivata e nell’aria c’era un’energia bellissima, un fermento che riconoscevo ma non sapevo ancora verso dove mi avrebbe spinto. Nei giorni immediatamente precedenti avevo spesso parlato di cibo e cucina con gli amici e con lo chef, avevo sentito parlare di cambiamenti di vita e tanti m’incitavano a scrivere, condividere, raccontare la mia esperienza. Quella mattina - lo chef era uscito presto come sempre per andare al lavoro - mi sono svegliata avendo chiaro in mente un nome. 
La femme du chef, semplice e lineare, un nickname che forse per merito della lingua francese suona un po’ vezzoso ma che in realtà dice chi sono, mi descrive in maniera perfetta.

Alcune righe buttate giù velocemente, quasi un esperimento per capire come funzionasse un blog, e il 13 aprile 2010 ero on line per la prima volta.

martedì 8 aprile 2014

Gli orari, la spesa e un idillio perfetto.


Forse vi starete chiedendo che fine abbia fatto lo chef. In effetti è da un po' che non parlo di lui, magari lamentandomi pubblicamente degli orari bizzarri che la nostra famiglia fa a causa del suo lavoro.

La ragione è presto detta: da un paio di settimane (ormai quasi tre, il tempo vola…) il mio augusto consorte è a casa, più precisamente in convalescenza. Tutto merito di una sindrome del tunnel carpale con annesso dito a scatto per il quale ha dovuto subire un’operazione. Intervento riuscito ma ripresa lavorativa necessariamente lenta: ve lo immaginate a spignattare con tanto di bende?

Da tre settimane quindi viviamo un'apparente normalità familiare: tutti insieme a colazione e cena e a volte riusciamo addirittura a ritagliarci un pranzo a due.
Bello anzi bellissimo, soprattutto quando la routine prevede ritmi dietro ai quali a volte faccio fatica a stare, ma la verità è che tutta questa regolarità mi uccide!!!

martedì 1 aprile 2014

La pasta e fasioi, quel sapore che mi ha riportata a Venezia


Quando sul treno che correva verso la stazione di Venezia Santa Lucia ho dichiarato “Io Venezia devo ancora capirla”, ho sentito molti sguardi perplessi posarsi su di me.
Lo capisco: la laguna, la poesia dell’acqua, le gondole, una storia secolare, una città iconica.
Il punto è che nelle mie precedenti esperienze veneziane mi sono spesso sentita a disagio. Soffro il mar di mare e ancor di più mi mettono alla prova la calca e le attese spesso snervanti dei vaporetti. Sciabordio e mal di testa, di Venezia a lungo ho ricordato queste sensazioni.
Eppure sono una donna di mare, ho bisogno dell’acqua, la cerco costantemente. Mi ricarica e riempie le cellule.

martedì 25 marzo 2014

Una vacanza a Tenerife


Le vacanze fuori stagione sono una genialata. Vi avevo raccontato di come un’insolita vacanza scolastica ci avesse portati a fine febbraio su un aereoplano, direzione Tenerife.
Quattro ore di volo e un’ora di fuso orario indietro ed eccoci sull’isola più grande delle Canarie, per certi versi uguale a come la immaginavamo per altri invece molto diversa.

Nera, con il vulcano El Teide che tutto domina ed è presente anche quando non lo vedi. Fai una passeggiata per mettere i piedi nell’acqua e ti ritrovi il vulcano anche lì, nei finissimi granelli neri che ti avvolgono i piedi e ti faranno compagnia per diversi giorni. Lo senti sotto i piedi quel terreno diverso, umido e soffice, che ti sostiene e sul quale sembra di rimbalzare.

lunedì 10 marzo 2014

La scacciata della nonna, perfetta dopo un viaggio.


Da una vacanza fuori stagione, per di più al caldo e in una località di mare in pieno inverno, non sapevo cosa aspettarmi. Intendiamoci, non che disprezzassi l’idea, tutt’altro! Semplicemente rappresentava, prima di due settimane fa, un’incognita.

Poi, dopo mesi di attesa e lunghe telefonate serali con il mio alter ego franco-americano (lei è bionda, ha gli occhi azzurri e la pelle diafana ma aldilà di questi dettagli ogni tanto credo ci abbiano separate alla nascita!), la settimana a Tenerife è arrivata.

Delle spiagge, del vento, delle tapas, del sole che inaspettatamente torna a scaldarti le braccia e la fronte, vi parlerò tra qualche giorno quando avrò riordinato appunti e foto. Però, prima ancora di riosservare i giorni appena passati attraverso i nostri scatti e fare un bilancio dell’esperienza, mi sono accorta di una cosa.

Tanto la vacanza è stata all’insegna del puro relax e dell’apatia culinaria (in fondo è riposo anche lasciare intatte le pentole della casa temporanea no?), tanto invece è stato piacevole ritornare ad accendere i fornelli di casa. Mettere l’acqua a bollire, prendere dalla credenza la ciotola bianca per l’insalata e i condimenti nelle boccette di vetro trasparente poggiate sul vassoio color melanzana.

giovedì 20 febbraio 2014

Tre

Tre anni oggi e la consapevolezza che sei un bimbo grande.
Il mio bimbo, lo stesso che una piovosa domenica di tre anni fa è nato con un po’ di trambusto ed è stato il più bel regalo della mia vita.
Eri un fagotto, adesso sei snello e hai i capelli lunghi che ti vanno davanti gli occhi. Sei grande, me ne accorgo vedendoti mettere il pigiama da solo o fissare pensieroso le stringhe delle scarpe con la stessa concentrazione di un ricercatore in laboratorio.

Auguri minichef.
Che canti Katy Perry a squarciagola e mi chiedi di ascoltare Billy Joel così puoi giocare anche a tu a fare il “piano man”.
Che sei ciarliero come il tuo papà, ma solo quando ne hai voglia e allora ti lanci in minuziose descrizioni e nella cronaca minuto per minuto dei tuoi giochi. Se hai la mala, invece, non c’è verso di cavarti una parola di bocca e l’unica risposta che otteniamo è un no secco.
Che parli anche in un’altra lingua e ogni volta che ti sento e devo sintonizzarmi su quel tuo mondo fatto di aggettivi prima dei sostantivi, di cars e blue sky, è sempre uno stupore.

martedì 18 febbraio 2014

Ce la facciamo una carbonara?


Coraggio in cucina è anche presentare un piatto della tradizione”.

Così uno scapigliato Luciano Monosilio ha concluso lunedì scorso il suo intervento al Food Experience, dopo averci mostrato senza troppi orpelli e giri di parole come cucina la carbonara.

Mi ero preparata a un intervento moderno, a vedere usare tecniche strane, sifoni e sottovuotatrici per esempio. Avevo già nel cassetto un paio di domande su tradizione e innovazione (alcune anche un po’ cattivelle che mi avevate suggerito voi) e invece mi sono trovata spiazzata dall’apparente semplicità di uno chef che arriva, cucina e se ne va.

In realtà la carbonara è meno semplice di quanto si pensi, ma per Monosilio non ci sono segreti o magie, solo accortezze da seguire per preparare un buon piatto della tradizione che, per la sua stessa natura, avrà sempre mille interpretazioni, mille diverse voci pronte a levarsi al grido di “non si fa così”.

Io però qualche appunto mentre lo chef cucinava l’ho preso e stasera lo condivido con voi: prendetela non come LA carbonara ma come una carbonara da provare perché ne vale la pena, credetemi.

venerdì 7 febbraio 2014

Question time: la carbonara!

credits photo Identità Golose
Lo vedete questo piatto?
Certo, è una carbonara” mi direte voi.
E qui vi sbagliate.

È la carbonara di Luciano Monosilio chef del ristorante Pipero al Rex di Roma che dicono sia la più chiacchierata della capitale.

Dicono ancora (quelli di Identità Golose): “Se la monumentale versione della tradizione è già diventata il benchmark capitolino in materia, il giovane chef lavora in contemporanea a quella del futuro, un esperimento (raffinato e quasi futuristico nella presentazione) con l’Uovo marinato al miso, topinambur e caviale. Dovessimo comporre la nazionale che verrà della cucina italiana, Luciano Monosilio sarebbe tra i convocati certi”.

lunedì 3 febbraio 2014

Cronache scolastiche e minestroni d'inverno

Signora suo figlio a casa mangia troppo bene” dice la pediatra ammonendomi.
Scusi?!?” rispondo io.
Suo figlio è abituato a un regime alimentare troppo curato quindi è normale che la prima reazione alla mensa scolastica sia una vera reazione… allergica!” conclude sarcastica la dottoressa.
” mio commento non pervenuto.

Entusiasta della scuola materna di minichef ho, nei primi mesi di frequentazione, chiuso un occhio sul planning alimentare scolastico. Anzi, ho proprio messo la mascherina del sonno e fatto la gnorri alla lettura dei creativi menù. 
Pensate esageri? Facciamo che vi riporto senza censure né commenti alcune proposte di menù tratte dal quaderno delle comunicazioni scuola - casa:
  • Penne alla puttanesca - lonza - polenta.
  • Gnocchi alla ligure - arrosto - patate
  • Pasta al pomodoro - hamburger - purè
  • Pasta al prosciutto+besciamella - frittata - patate
  • Pasta alla boscaiola - sofficini - purè
[Dico solo che forse c’è un “partito della patata” che compone i menù e io non lo sapevo!]

A queste ludiche proposte minichef qualche tempo fa ha reagito nel vero senso della parola: corpo pieno di bolle e febbrone da cavallo. Fatti tutti gli esami del caso, sul banco degli imputati è salito il latte UHT somministrato a merenda insieme a pane e un succedaneo della Nutella. A quel punto siamo andati a bussare alla porta della scuola e le cose si sono complicate.

Pare infatti che la società che gestisce la mensa, oltre a dover seguire tutte le normative del caso e le indicazioni dei nutrizionisti, abbia dovuto confrontarsi con un drappello di simpatici genitori. Quelli del “Anche il cartone, purché mangi” uniti bellicosamente ai portavoce del “Mio figlio mangia solo pasta al pesto e wurstel, qual è il problema a darglieli tutti i giorni?” (e vi giuro che non sto romanzando).

Come si fa? Davvero, una mamma cerca di tenere sopiti gli istinti più bruti e innalzare la propria soglia di tolleranza, perché qui non è che si pasteggi quotidianamente con chissà quali manicaretti. Figuriamoci… siamo persone normali che però prestano attenzione (ok, forse un filo più della media) a quello che finisce nel piatto.

No, non partirò in una filippica contro l’istituzione mensa scolastica perché già se ne sentono troppe. No, non ho fatto mettere minichef in bianco dalla pediatra perché finirebbe per mangiare il doppio (il pasto tristanzuolo in bianco più quello normale dei compagni).

Mi chiedo però (e vi chiedo): la scuola non dovrebbe svolgere un ruolo educativo a 360°? E in questo giro continuo non dovrebbe essere compresa anche la cultura alimentare? Che non vuol dire disquisire di fois gras a tre anni, ma semplicemente guardare con curiosità le “cose colorate” che finiscono nel piatto. E lo dico da mamma fortunata di un bambino che mangia praticamente tutto. Asparagi e sofficini, patate e cavoletti di Bruxelles (ma non dategli lo stracchino, quello ve lo sputerà lontano un metro!).

La nostra cena quindi, da qualche tempo a questa parte, si modella sulle improbabili alchimie del pranzo. In poche parole è il tripudio del vegetale, nel tentativo di arginare l’avanzata proteica del pranzo. Il minestrone del primo lunedì di febbraio ne è un chiaro esempio: prendi il meglio che l’orto offre e fanne una zuppa calda e confortante, da preparare in abbondanza e lasciar cuocere a lungo, sentendone il profumo diffondersi lentamente per la casa. Ci sono i porri delicati, i fagioli morbidi, il cavolo saporito e sì, anche due patatine di montagna perché rendono più cremoso il tutto. 
Una ciotola e via a cercare nuove idee per le cene di minichef!


Minestrone d'inverno
Ingredienti per 4 persone
  • Fagioli freschi 500 gr (da sgusciare) o circa 250 gr già sgusciati
  • 2 carote
  • 2 porri
  • 2 mazzi piccoli cavolo nero
  • 2 piccole patate di montagna
  • 1 fetta di speck da 80 gr circa
  • 1 foglia di alloro
  • sale, pepe
  • olio extravergine d'oliva
Lavare e mondare le verdure: sgranare i fagioli, pelare patate e carote e tagliarle a cubetti, sfogliare il cavolo nero eliminando la costa centrale, eliminare la parte verde dei porri e le foglie esterne più dure, tagliare porri e cavoli a striscioline sottili.

In una pentola capiente far rosolare un paio di minuti i porri in olio extravergine d'oliva, salarli e poi aggiungere le carote, le patate e lo speck. Lasciar insaporire le verdure, unire il cavolo nero e i fagioli e coprire con abbondante acqua calda (in modo da non bloccare la cottura): l'acqua dovrà superare di un paio di dita le verdure. Raggiungere il bollore, regolare di sale e pepe e coprire, continuando la cottura a fiamma bassa per circa un'ora e mezza. Il minestrone dovrà restare piuttosto brodoso, se invece lo preferite più asciutto prolungate ancora la cottura o scoperchiate la pentola durante gli ultimi minuti di cottura.

Servite il minestrone ben caldo, completando con un filo d'olio a crudo e una spolverata di pepe nero macinato al momento e accompagnate con fette di pane tostato.

martedì 14 gennaio 2014

Di Spicy Chocolate Cookies e liste non previste


Mi ero ripromessa di non farne, di programmi per il 2014.

Niente buoni propositi pronti a infrangersi al primo accenno di quotidianità. Basta alle infinite liste di cose da fare per le quali ho una disposizione innata.
Solo una legittima propensione alla positività, la voglia di rendere il nuovo anno bello senza dover necessariamente scalare montagne o decidere di cambiare vita da un giorno all’altro. Chiamiamola semplicemente aspirazione alla serenità.

C’è che però anche la semplicità ha bisogno d’impegno, anzi forse ne richiede di più. Implica concentrazione e pervicacia, costante attenzione da una parte e leggerezza dall’altra.