Visualizzazione post con etichetta pensieri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pensieri. Mostra tutti i post

venerdì 13 novembre 2015

Corn bread (e grazie…)

Mancano meno di due settimane al Thanksgiving e, anche quest’anno, ho deciso di fare qualcosa (devo ancora esattamente decidere cosa/come).
Stamattina, mentre iniziavo a pensare a menù, decori e inviti mi sono chiesta: quante volte al giorno dico grazie? Ma non quei grazie pronunciati automaticamente, bisbigliati pensando ad altro. Parlo dei grazie veri, carichi di riconoscenza e consapevolezza, dell’importanza che diamo alla persona che ci sta di fronte.

- Hai ringraziato?
- Si dice sempre grazie.

Quante volte ripeto queste frasi a minichef…
Vorrei dargli davvero il buon esempio e, senza attendere un giorno specifico, dire i miei grazie quotidianamente, a partire da adesso.

mercoledì 28 ottobre 2015

I compleanni sono fatti per farsi un regalo, e per gli éclairs

Sabato scorso ho compiuto 35 anni e, sinceramente, non è che stessi lì ad aspettare con trepidazione l’arrivo del 24 ottobre. Capitano gli anni in cui la voglia di festeggiare è ai minimi storici e forse il 2015 era il mio anno da compleanno in sordina. Possibile che fosse colpa del lustro, la sensazione di essere arrivati a un traguardo intermedio, la perfetta metà di un decennio importante, e quel fare bilanci, darsi da soli giudizi che credo sia spontaneo quando rimuginiamo tra di noi valutando cosa abbiamo fatto, i traguardi raggiunti e la strada che abbiamo davanti. 

Per i trent'anni, cinque anni fa, scrivevo su queste pagine di futuro e cambiamenti (il più grande di tutti era già nella mia pancia, altri - inaspettati come il rientro in Italia - sarebbero arrivati da lì a pochi mesi) e celebravo con il boeuf bourguignon di Julia Child.
Sabato invece per colpa dell’umore ballerino non avevo per nulla voglia di cucinare, meno che meno di mettermi a preparare un brasato, o una torta.

martedì 8 settembre 2015

Limonata alla menta, perché a Settembre seguo i miei gusti

Le valigie sono ormai nel ripostiglio e la scuola di minichef – siamo all’ultimo anno di materna! - è iniziata già da diversi giorni.
Settembre più che bussare gentilmente alla porta mi sembra si sia presentato in casa come un ospite inatteso al pranzo della domenica. Con un vassoio di paste in mano, certo, ma anche con la voce alta e quel pizzico d’invadenza che mette in tensione perfino la più esperta cuoca. 

Intorno a me è tutto un fioccare di buoni propositi espressi pubblicamente (chissà se per darsi la forza di andare avanti) o taciuti dai più riservati. Diete, nuovi sport, hobby originali da intraprendere non appena il calendario saluta agosto, agende che si riempiono di appuntamenti.
Dicono che Settembre sia il nuovo Capodanno e in effetti, sarà a causa della vita scolastica di minichef, anche io risento di questo stravolgimento dei mesi.

Vorrei evitare però di farmi trascinare passivamente dal sentimento diffuso di “corsa all’azione” che, seppur con le migliori intenzioni, devo ammettere mi genera un’ansia che… ciao.

martedì 18 agosto 2015

Cambio di programma

Troppo caldo, troppe poche persone, una Milano che - Expo o non Expo – è andata in vacanza svuotandosi moltissimo ed è faticosa, nonostante tutta la buona volontà, da vivere. Un marito cuoco che, agosto o non agosto, deve stare ai fornelli e un minichef ormai grandicello (inizio a domandarmi fino a quando potrò permettermi questo soprannome che gli ho affibbiato quattro anni fa…) che non può essere rinchiuso in casa a causa delle alte temperature.

E siamo di nuovo io e tu, proprio come 4 anni fa, a dover costruire un’estate a due. Solo che adesso i bisogni e le esigenze quotidiane di minichef sono più complessi di quando era neonato e quindi mi tocca sfoderare tutte le mie abilità d’improvvisazione.

Agosto 2015 è all’insegna dei cambi di programma: stiamo in città, anzi no che fa troppo caldo, potremmo ripartire a gambe levate per la Sicilia, meglio di no che le compagnie aeree ci spennano con i last minute, andiamo al mare con un’altra mamma, facciamo che invece si va alla ricerca del fresco in alta quota.

giovedì 5 marzo 2015

Cose di Febbraio

Veloce e denso. Così è stato febbraio, senza che lo avessi pianificato e senza che avessi il tempo di fermarmi un attimo a prendere fiato. Con l’inizio di marzo però i ritmi si sono tranquillizzati ed eccomi qui.
Per prima cosa vorrei ringraziare tutti voi che dopo la pubblicazione del post del Coq au Vin mi avete scritto, messaggiato, commentato, con parole piene di affetto e incoraggiamento. Fa sempre piacere, grazie di cuore.

giovedì 26 febbraio 2015

Quattro

Prima di venerdì scorso, quattro anni erano solo quattro anni.
Prima di allora, il numero quattro era piccolo, pari, il perfetto multiplo di due.
Ma venerdì scorso era il tuo compleanno e inaspettatamente mi hai fatto osservare quel numero in maniera differente.

Solo quattro anni ma sei una persona fatta e finita (oddio speriamo che ci siano ancora dei margini di malleabilità altrimenti vacci a convivere con un testone come te…). È tempo della prima bicicletta con i pedali, rossa fiammante come la desideravi tu e che i nonni con l’aiuto di papà hanno fatto materializzare per il tuo compleanno. Adesso te ne vai in giro spavaldo sul tuo bolide, per poi tirare fuori un’inaspettata tenerezza quando timoroso cerchi la mia mano perché non sei ancora padrone dei freni.

mercoledì 31 dicembre 2014

2015, io sono pronta.

Caro 2015 che tra qualche ora arriverai,
voglio dirti che da te mi aspetto grandi cose.

Non è per metterti pressione, ma solo per essere chiara sin dall’inizio, com’è giusto che sia in un serio rapporto a due. Parti già avvantaggiato perché sei dispari e io, non chiedermi perché, mi sento in estrema sintonia con i numeri dispari. Li sento forieri di belle cose. 

Ecco, caro 2015, io in questo giorno di attesa, speranze e promesse riposte in un futuro che sembra infinito (mentre invece è come gli altri anni fatto di 52 settimane, 365 giorni), non intendo esprimere desideri, impegnarmi solennemente di compiere questa o quell’altra impresa nel prossimo giro di calendario. 
Voglio solo dirti che spero di ritrovarmi qui esattamente tra un anno, di chiudere gli occhi e provare una sensazione di appagamento, una serenità che forse in questo momento faccio fatica a trovare. La pace totale che talvolta solo la prima cucchiaiata di una torta al cioccolato sa darti.

Stai tranquillo, non mi aspetto i miracoli né che con il solo scoccare delle dita tutte le caselline del puzzle che sto costruendo vadano al loro posto, tu però sii collaborativo. Io sarò lì con te, ti camminerò fianco a fianco, ti riempirò di libri, ti presenterò le persone importanti della mia vita e magari insieme ne conosceremo di nuove, ci metteremo ai fornelli perché voglio farti sentire il pippiolare dello spezzatino, il profumo della focaccia e chissà quanto altro. 

Perché, caro 2015, ti avverto che voglio cucinare di più di quanto non abbia potuto fare negli scorsi dodici mesi. Non è colpa di nessuno, è solo andata così, ma sono certa che nei momenti che passeremo nella mia cucina risieda un pezzettino di quel benessere che insieme costruiremo.

Io ti voglio già bene e tu, sei pronto?

lunedì 10 novembre 2014

Le parole del vino, quelle che vorrei.


Qualche settimana fa sono andata in Friuli per seguire Ein Prosit, una manifestazione dedicata, come suggerisce il nome stesso, al vino e all’universo di produttori, cantine e persone di quel territorio, ricco di scoperte. Ma non è di questo che voglio parlarvi, non oggi.

Più volte nei due giorni friulani - nel bel mezzo di un incontro, una degustazione o semplicemente durante un pranzo – ho pensato a quanto siano importanti le parole scelte per comunicare il vino. Non semplice accessorio per una descrizione, ma cruciale strumento per veicolare conoscenza, passione, storia.
Diciamoci però la verità, quanto spesso sentendo parlare di vino ci limitiamo ad annuire a chi riteniamo più esperto di noi, per timore di una brutta figura o di non aver compreso realmente il contenuto del nostro calice? Se non vi è mai capitato, complimenti vivissimi. 

Più di una volta mi sono trovata ad ascoltare, con un contemporaneo senso di ammirazione e inadeguatezza, discorsi su sentori di tabacco e sottobosco, tannini, acidità, foglia di pomodoro. E come dimenticare la mitica fermentazione malolattica?

sabato 25 ottobre 2014

Un anno (e una torta) in più


Ieri sera ho spento una candelina rosa su una torta che fino a pochi minuti prima di soffiare non esisteva e che aveva preso forma nei miei pensieri e intenti culinari solo qualche ora prima.
In effetti, per il mio trentaquattresimo compleanno mi sono regalata calma e una certa dose d’improvvisazione che si è immediatamente riflessa sulla scelta della torta.

Ho preparato la base (una classica Victoria Sponge alla vaniglia) la sera prima, nell’unico rituale compleannoso consolidato da qualche anno. Il gancio del robot, che mescola gli ingredienti e produce sulle pareti della ciotola un suono pacato e costante, è una piacevole compagnia anche nelle serate della nuova cucina, così come lo è stato in tutte le altre. Sfornata la torta, però, sono andata a letto senza sapere come farcirla.

L’ho deciso solo alla fine di venerdì, dopo una giornata trascorsa velocemente, tra i tanti impegni quotidiani. Il lavoro al computer, un giro al brico (tappa obbligatoria per chiunque traslochi, vero?), la festa di Halloween a scuola di minichef, un salto al supermercato perché il latte qui finisce sempre troppo in fretta! L’idea per la mia torta di compleanno è nata così, tra gli scaffali di un’esselunga: lamponi, panna e gelato alla crema che finiscono nel sacchetto della spesa con la velocità che ha contraddistinto l’anno appena finito.

giovedì 9 ottobre 2014

Penne lisce profumate all'aglio con zucca e pistacchi

Ottobre è il mio mese, quello che nel giro di calendario attendo con trepidazione ogni anno.

Settembre un po’ m’intimorisce, con i buoni propositi e la necessità – o obbligo, come forse sarebbe più giusto dire - di intraprendere nuovi progetti, nuovi sport, nuovo tutto; Novembre è già sinonimo di Natale, luci e profumo di cannella. Ottobre invece sta lì, in mezzo, ed è un periodo di tranquillità in cui realmente riesco a fare ciò che desidero, ciò che mi piace, conciliandolo con ciò che si deve. È una conquista importante, ma ne realizzo il peso solo in questi giorni.

Le giornate si accorciano, le temperature scendono e nel tepore delle mattine riscaldate dal caffè caldo e da una felpa indossata appena fuori dal letto mi sento a mio agio. Scelgo la sciarpa preferita in cui avvolgermi per andare a prendere minichef da scuola e nella passeggiata mano nella mano che ci riporta a casa ci sono tutti i segnali di questo periodo della sua infanzia. Certi giorni silenziosa e scontrosa, altri chiacchierona e sorridente, taluni stanca e riflessiva.

martedì 8 luglio 2014

Casa nuova!



Signore e signori ce l’abbiamo fatta: abbiamo traslocato!

C’è stato un momento in cui cambiare casa mi è sembrato davvero impossibile, la conclusione della ristrutturazione aveva assunto infatti connotati di miticità, invece siamo riusciti a portare a termine quest’impresa titanica, non senza fatica, svariati mal di pancia e notti insonni.

Oggi vi scrivo da casa nuova, con la maggior parte delle nostre cose ancora negli scatoloni - cui sto imparando a volere bene – ma la nuova vita è iniziata e sa di pittura fresca e intonaco, di piastrelle luccicanti e parquet immacolato. Ha la voce di minichef che entusiasta esplora le stanze con la gioia dei suoi tre anni (a lui devono sembrare immense), ha il suono di un citofono che dobbiamo imparare a riconoscere (o lasceremo i nostri ospiti ad attenderci al portone per ore) e di una strada diversa con i suoi negozianti, abitanti, con le auto che passano. Tutti loro in queste sere d’estate mi fanno compagnia e adesso che il tavolo da cui scrivo è vicinissimo alle finestre aperte posso sbirciare nelle case altrui, prendo le misure del nuovo vicinato.

lunedì 9 giugno 2014

Weekend operosi e panini "buoni"


Lo scorso fine settimana mi sono fatta un regalo, di quelli semplici che non hanno bisogno di ricerche complesse per i negozi o lunghe preparazioni. Mi sono concessa il tempo, tutto quello che ci voleva, per fare tante cose.

Sabato e domenica niente ozio, se non per una forzata permanenza domestica nelle prime ore di domenica pomeriggio a causa dell’eccessivo caldo milanese, ma tantissime attività infilate una dietro l’altra con rinnovato entusiasmo da parte mia.
Maggio è passato, infatti, senza che me ne rendessi conto. Troppo impegnata a rincorrere impegni, scadenze, progetti, appuntamenti. Piacevole quasi sempre, ma talvolta non proprio benefico. Me lo dice la pancia: negli anni ho imparato che il mio stomaco mi lancia inequivocabili segnali di malcontento se lo maltratto e se in qualche modo mi maltratto. Io fingo di non sentirli quei campanelli d’allarme, ma poi puntuale il conto arriva. Un esempio? Mi è passato l’appetito, e non c’entrano diete o prove costume all’orizzonte. Io senza fame? Un paradosso bello e buono (ed ecco spiegato il motivo di qualche settimana senza post).

giovedì 20 febbraio 2014

Tre

Tre anni oggi e la consapevolezza che sei un bimbo grande.
Il mio bimbo, lo stesso che una piovosa domenica di tre anni fa è nato con un po’ di trambusto ed è stato il più bel regalo della mia vita.
Eri un fagotto, adesso sei snello e hai i capelli lunghi che ti vanno davanti gli occhi. Sei grande, me ne accorgo vedendoti mettere il pigiama da solo o fissare pensieroso le stringhe delle scarpe con la stessa concentrazione di un ricercatore in laboratorio.

Auguri minichef.
Che canti Katy Perry a squarciagola e mi chiedi di ascoltare Billy Joel così puoi giocare anche a tu a fare il “piano man”.
Che sei ciarliero come il tuo papà, ma solo quando ne hai voglia e allora ti lanci in minuziose descrizioni e nella cronaca minuto per minuto dei tuoi giochi. Se hai la mala, invece, non c’è verso di cavarti una parola di bocca e l’unica risposta che otteniamo è un no secco.
Che parli anche in un’altra lingua e ogni volta che ti sento e devo sintonizzarmi su quel tuo mondo fatto di aggettivi prima dei sostantivi, di cars e blue sky, è sempre uno stupore.

mercoledì 17 aprile 2013

Chouquettes e tre anni insieme


I tre anni de La femme du chef sono arrivati senza che me ne accorgessi.
Incredibile, proprio io che sono mezza fissata con ricorrenze e compleanni.

Tre anni: un fiume di parole, centinaia d’immagini, tante ricette preparate in due diverse cucine accomunate dalle dimensioni esigue e dall’eccesso di accessori, i miei due commensali preferiti sempre più presenti ed esigenti, decine di persone incontrate virtualmente e poi – in alcuni casi – divenute parte della mia quotidianità, le amiche silenziose di sempre che leggono e mi chiamano per tirarmi le orecchie se dimentico qualcosa o se le trascuro.

martedì 12 marzo 2013

Torta di mandorle, in apnea.


È già marzo e, a essere sincera, mi sembra di essere arrivata al terzo mese dell’anno in apnea. Come se il primo gennaio mi fossi tuffata in mare e stessi nuotando sott’acqua da allora. Una lunga nuotata in cui riprendo coscienza di ogni muscolo, della freschezza dell’acqua e della leggerezza del mio corpo in immersione. 

Metafore a parte, è un periodo particolarmente intenso, fatto di vecchi e nuovi progetti professionali che s’incastrano tra di loro, di una routine familiare che si complica un po’ (francamente lo trovavo inimmaginabile, ma adesso dopo le chiacchierate notturne dello scorso anno abbiamo aggiunto gli spuntini a notte inoltrata!) e di tante parole che le mie dita compongono sulla tastiera, a volte rapide e sicure, altre incerte.

Paradossalmente, dopo giornate spese tra le parole mi capita di restarne senza quando vorrei fermarmi e raccontare un po’ di me, della pasta al forno di mamma che meno male che c’è e anche in trasferta milanese senza il pomodoro buono è sempre una certezza, del pappagallo (prima conosciuto come minichef) che abita con noi da qualche tempo e il cui passatempo preferito è ripetere qualsiasi suono/parola/onomatopeica arrivi alle sue piccole orecchie, dei miei primi busiati fatti a mano e della sottile soddisfazione che si prova nel condividere con uno chef una ricetta di tradizione, di un abito vintage comprato con un’amica che mi fa sentire bella e di una foto che lo immortala e mi piace proprio!

venerdì 1 marzo 2013

Due


Qualcuno li ha definiti i “terribili due” e, in effetti, il sentore che i dodici mesi che ci aspettano non siano proprio una passeggiata l’ho da diverso tempo.

Da quando hai iniziato a dire “no” con convinzione, con l’intenzione che traspare dagli occhi e dalla testa, un po’ piegata per dare enfasi all’affermazione.

Da quando capisci perfettamente se la mia giornata è storta e, quasi a farmelo apposta, sfoderi tutto il repertorio di pianti, capricci e inspiegabili monellerie.

Se però le ultime settimane sono state un’anticipazione di quelle che arriveranno, ci saranno anche tanti giochi nuovi. Giochi con regole, con personaggi da impersonare e posti fissi da occupare perché lo decidi tu.

Canzoni da imparare e cantare in coro, che adesso canticchi sovrappensiero ed io faccio ancora fatica a capire. Forse le hai sentite all’asilo e le ripeti nel tuo linguaggio in costruzione.

Dialoghi da sperimentare, perché conversare con un bambino di due anni offre innumerevoli momenti di ilarità e contemporanea frustrazione, tra parole inventate e la magia dell’apprendimento cui noi adulti assistiamo privilegiati.

Ci saranno amicizie tutte tue e ora che i tuoi amici hanno un nome da pronunciare è più bello chiamarli per giocare, passeggiare in moto insieme, mangiare le pizzette seduti accanto.

lunedì 28 gennaio 2013

Di tutto un po’


Incredibile come le giornate passino lentamente e velocemente allo stesso tempo quando si è reclusi. Una settimana, anzi di più: dieci interminabili giorni passati quasi esclusivamente tra le mura domestiche perché quando arriva la scarlattina non c’è scampo e bisogna stare in casa. Dopo la febbre a quaranta, i tentativi inefficaci di abbassarla e lo spavento nel vedere il termometro rimanere stabile su temperature assurde per un bimbo così piccolo, ci sono i momenti della noia, le ore stiracchiate in cui riuscire a contenere un dueenne sembra impresa titanica e si arriva ad agognare la mezz’ora d’aria per comprare giornali e latte. Succede poi che quando sembra tutto ormai passato si ammali anche l’altro uomo di casa e allora tutto crolla. 
Ho pensato seriamente alla fuga ma l’istinto materno mi ha tenuto saldamente ai posti di combattimento e oggi, penultimo giorno di antibiotico, posso riguardare alla scorsa settimana con soddisfazione dato che: 1. ne siamo usciti indenni 2. ho imparato nuove cose in momenti inaspettati 3. ho lasciato un chiletto superfluo tra una cena saltata e una minestrina in più del solito.

lunedì 21 gennaio 2013

Una ciambella per voi due

Appena sono diventata mamma in molti mi dicevano: “goditi il primo anno di vita di tuo figlio perché i piccoli di colpo crescono, senza che tu te ne renda conto”. Di consigli non richiesti, tra l’altro spesso inutili, me ne sono arrivati a bizzeffe ma questo mi è rimasto scolpito in mente e ho cercato di stare attenta, di non perdermi nessun momento. Avevano ragione. 

Minichef sta cambiando, è sempre più un bambino, sempre meno un bimbo, per nulla un bebè.

Compirà due anni tra un mese e lo scorrere dei giorni ha rapidamente portato nella sua vita, e di conseguenza nella nostra, tante novità. Ci sono parole nuove, talvolta incerte oppure pronunciate perentoriamente guardandoci negli occhi. Ci sono abitudini immutabili ed è incredibile realizzare come così presto nella vita di un individuo si delineino le preferenze: la merenda è più buona se seduti sul gradino, a letto i peluches devono arrivare uno per volta seguendo una precisa gerarchia, a casa – crollasse il mondo - niente scarpe o calzini.

lunedì 7 gennaio 2013

Per iniziare: qualche certezza e i pancakes di Nigella


L’anno nuovo è come un’agenda immacolata. Pagine bianche da riempire di note, appuntamenti, numeri, nomi. Potenzialità da esplodere ed esplorare.

Inizio il duemilatredici con poche certezze che mi porto dietro dal 2012 e nuove scoperte sulle quali potrò meditare con frivolezza nel corso dei prossimi dodici mesi.

Minichef ha cominciato l’avventura al nido a settembre e il primo anno di asilo, come preconizzato da schiere di mamme passate attraverso queste forche caudine molto prima di me, è un susseguirsi di naso gocciolante, maglioni macchiati di frutta, calzini bucati, febbri diffuse e ricorrenti.

Prima certezza dell’anno nuovo: bisognerà attendere giugno per mettere a riposo i fazzoletti ed essere sempre pronti a gestire le emergenze.
Una saggia amica mi ha suggerito tempo fa di aggiungere sul cv “esperta di family crisis management” e non è detto che non lo faccia!

lunedì 31 dicembre 2012

In tre, il mio duemiladodici


Tre mani, tre forchette, un unico piatto.

Il 2012 è stato così, dodici mesi vissuti intensamente noi tre insieme.

Per nulla semplice, tanto da farmi spesso domandare se fosse un percorso a ostacoli piuttosto che un normale anno.

L’anno dei primi passi, delle parole che arrivano incerte e si definiscono pronunciandole, dei giochi che iniziano ad avere un senso compiuto, del distacco necessario per fare di minichef una persona indipendente e di me una mamma più forte.

L’anno delle lunghe attese, dei servizi al ristorante che non finiscono mai e delle cene speciali perché sapevo che in cucina c’era il mio chef.

Un anno di studio, su tanti fronti, per capire quello che mi piace fare e conciliarlo con quello che sapevo fare già. Ho cucinato tanto, scattato foto a più non posso, percorso centinaia di chilometri, assaggiato pietanze alle quali in altri tempi mai mi sarei avvicinata, twittato, postato.
Ho trovato amiche in occasioni bizzarre e capito, una volta di più, che se incontri persone di valore bisogna investire sulle amicizie e regalargli tempo e attenzioni.