Sabato mattina, la prima mattina di vacanza.
In realtà sto scrivendo questo post di venerdì pomeriggio, siamo arrivati a Roma da poco, tra qualche ora lasceremo la capitale per raggiungere finalmente il tanto agognato mare e per una settimana io e i bambini dimenticheremo l’asfalto cittadino e l’aria condizionata. Per una settimana ci saranno solo i tuffi, il sole, il primo incontro della piccola con l’acqua salata, le passeggiate lente sulla sabbia bagnata, i costumi come divisa d’ordinanza.
Ci mancherà il nostro chef, rimasto a Milano per lavorare, ma credo che al nostro ritorno avremo così tanto da raccontargli della vacanza con gli zii che gli sembrerà di essere stato con noi, i fiumi di parole di minichef saranno senz’altro in grado di condurlo in un viaggio virtuale al nostro fianco (Sì, siamo entrati in piena fase logorroica, in cui ogni conversazione con minichef si trasforma in un avvincente monologo. Se esista qualcosa in grado di fermare quest’ininterrotto flusso comunicativo non so ancora…).
Sabato mattina ci sveglieremo sentendo l’aria di mare – oh, se mi è mancata – con la frenesia del primo giorno di vacanza, la voglia di correre subito in spiaggia e di tuffarsi in acqua.
Ma prima c’è la colazione, come sempre noi. Perché non c’è nulla che possa impedirci di ritrovarci appena svegli, ancora assonnati e in pigiama, attorno al tavolo della cucina. Passano gli anni ma le abitudini consolidate no.