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martedì 19 ottobre 2010

Esperimenti serali

Conseguenza ineluttabile dell'essere la Femme du Chef è il fatto di rimanere talvolta sola la sera quando il marito è impegnato a cucinare per gli altri. Queste serate sono per me un'ottima occasione per dedicarmi a interminabili telefonate, cenette etniche con le amiche, sedute casalinghe di manicure/pedicure e chi più ne ha più ne metta. E poi la cucina tutta per me... anche se io e lo chef la dividiamo amabilmente e ormai abbiamo collaudato tecniche infallibili di coabitazione e coutilizzo dei fornelli, volete mettere il sottile piacere di disporre liberamente di forno, ciotole, coltelli e tutto l'armamentario?!?!

Nascono così i miei esperimenti culinari serali che, devo ammettere, non sempre si rivelano dei gran successi. A volte mi chiedo quale sia la media di prove necessarie per tirar fuori un buon piatto. Perché anche se un'idea può sembrare buona in teoria, non sempre la realizzazione e il risultato finale si rivelano facili e all'altezza delle aspettative (cari foodbloggers, cuochi e amatori in genere, mi piacerebbe tanto avere un vostro feedback su questo interrogativo esistenziale!). Le tartelettes di oggi, ad esempio, erano nate come un'unica grande quiche e al posto delle cipolle rosse la prima volta c'erano i porri. I fichi sono stati tagliati in fettine sottili e in quarti, hanno affrontato il calore del forno o l'hanno scampato venendo adagiati solo alla fine sulla quiche. No... non ho mangiato quiche et similia per una settimana :-)

Lui le ha approvate, magari apporterebbe ancora dei cambiamenti però visto che 1) non si è espresso chiaramente su come/cosa modificherebbe 2) si è sbafato 3 tartelettes senza colpo ferire, io ve le posto perché sono buone, abbastanza semplici da realizzare e secondo me le monoporzioni sono proprio carine da vedere. Buona settimana!

Ps: diamo a Cesare quel che è di Cesare... la pasta brisée io l'ho sempre pronta nel congelatore grazie alle manine laboriose della mia dolce metà :-)

Tartelettes aux oignons rouges et figues

martedì 8 giugno 2010

La (mia) pasta per la felicità

Ci sono giorni in cui solo un piatto di pasta fatto come si deve può fare il miracolo. Avete presente quei giorni in cui il genere umano sembra sia capace solo di dire NO, la telefonata importante che aspettiamo da tempo non arriva e possibilmente piove???

In tutti questi casi la sottoscritta torna a casa sperando che le quattro pareti domestiche facciano il miracolo: serenità immediata e magari anche una dose di ottimismo e felicità per controbilanciare la negatività assorbita fuori. Inevitabilmente la ricerca di questo equilibrio passa dalla cucina, dove mi rifugio in cerca di coccole (altrimenti chiamate il mio cuisinier + la pasta). Saranno gli italici geni, sarà che la pasta è poliedrica e sempre buona - pronta a improvvisazioni e ad abbinarsi a tutti gli ingredienti della dispensa - sarà che mentre l'acqua bolle e si decide con cosa condirla posso fare una telefonata e sentire la voce di un'amica, uno di quei rituali capaci di tirarmi su anche a migliaia di chilometri di distanza...

Di solito funziona così:

- lei: (con tono simil-dittatoriale) «Stasera però cucino io! (pausa di riflessione...) Senti, cosa abbiamo in frigo?»

- lui: «C'è ancora dell'insalata, se vuoi puoi fare delle zucchine lessate e mi sembra rimangano dei pomodori»

- lei: «Ti sembra che io sia in vena di zucchine lessate...grrrr! Faccio la pasta, va!»

Dopo 10 minuti...

- lei: «Ma secondo te ci stanno le mandorle tagliate sottili?

E il pepe lo metto bianco o nero?

Non è che verresti ad assaggiare la pasta così mi dici se di sale va bene?

Com'è possibile che per te ne manchi sempre?!»

- lui: «La prossima volta però lascio fare davvero tutto a te!»

In un modo o nell'altro le paste che vengono fuori da queste collaborazioni a quattro mani, improvvisate curiosando in dispensa e in frigorifero, sono sempre le più buone. Probabilmente perché il solo fatto di concentrarsi sulla preparazione di un semplice piatto di pasta allontana le tensioni e lascia fuori dalla porta di casa tutti i problemi.

Potrà sembrare eccessivo, ma a volte mi ritrovo a pensare che la soluzione di tutti i mali possa essere un bel piatto di pasta fumante!

Qualche giorno fa ho letto di una raccolta organizzata da una foodblogger molto brava che chiede di darle la nostra "Ricetta per la felicità" e non ho avuto dubbi: la pasta!

Le penne rigate sono in assoluto il mio formato preferito, in questa versione con un pesto semplice di rucola e i pomodori le ho fatte molto spesso, proprio in occasione di cene "rimedia umore e porta felicità" :)

Quindi con le mie "penne rigate al pesto leggero di rucola e pomodori" ho deciso di partecipare alla raccolta "Ricette per la felicità" di Juls' Kitchen in collaborazione con Macchine Alimentari.

Penne rigate al pesto leggero di rucola e pomodori

martedì 27 aprile 2010

Menù e nuovi linguaggi

Dopo un anno di vita a Parigi avevo quasi dimenticato, ormai assuefatta alle usanze locali, che la lettura del menù di un ristorante può essere un'esperienza decisiva per l'integrazione di un individuo.

E non sto parlando dei tanti ristoranti cinesi dove il menù può incutere timore per la sua imponenza ma è concettualmente semplice: centinaia di pietanze sapientemente ordinate per categorie alimentari (Vuoi mangiare del pollo? Allora puoi ignorare tutto ciò che cervelli superiori hanno classificato alle voci pesce, gamberi, maiale, riso ecc e concentrarti sulle 20/30 proposte elaborate per dare degna cottura al pennuto). Mi riferisco piuttosto a quei piccoli ristoranti tanto charmant in cui può capitare di rifugiarsi tentando di fuggire i bistrot turistici che, presenti come funghi per la città, hanno un menù standard spesso corredato da foto a colori del croque monsieur o della salade niçoise.

Sabato sera ero a cena con una coppia di amici italiani in un normalissimo ristorante parigino, niente stelle ma un ambiente curato e accogliente con tutte le premesse per una serata piacevole. Al momento di decidere cosa mangiare ho tradotto in italiano i nomi delle portate proposte in carta affinché i miei amici potessero scegliere senza dover ricorrere al dizionario. Più andavo avanti nella traduzione, però, più mi rendevo conto che il mio aiuto stava sortendo l'effetto contrario a quello sperato. Invece di dissolvere gli enigmi linguistici mi sono ritrovata a declamare un mero elenco d'ingredienti che ha lentamente formato una densa nube gastronomica dalla quale uscire sembrava impossibile. Ogni pietanza, infatti, era descritta in (minimo) due righe, con abbondanza di aggettivi e con la descrizione particolareggiata di tutti gli ingredienti utilizzati. Se un semplice pesce arrosto con contorno di verdure si trasforma in un "filetto di merluzzo croccante cotto sulla pelle, verdure verdi al vapore e succo di limone emulsionato", potete capire che scegliere tra piatti molto più complessi diventa un'impresa ardua, anche se si rivela un ottimo esercizio per la memoria.

Ironia a parte, non è la prima volta che mi capita di imbattermi in interminabili menù, spesso costellati di sigle (DOP, DOC, IGP) necessarie per valorizzare - giustamente - la qualità delle materie prime impiegate. Se l'estremo opposto è un menù dove i "della casa" non si contano più e autorizzano qualsiasi invenzione dello chef, meglio tenerci la nuova moda e abituarci a prenotare quindici minuti prima per avere il tempo di analizzare con la giusta lucidità il menù.

Mi dispiace però, a Parigi così come in Italia, perdere il gusto dell'attesa ossia la possibilità di immaginare il piatto prima di vederlo e di assaporarne il primo boccone. Ben venga la chiarezza ma non a discapito dell'immaginazione del cliente!

Alle nuove tendenze bisogna tuttavia adeguarsi, ho provato quindi a riformulare un menù con dei classici della cucina italiana.

Sapreste dirmi cosa si mangia oggi? ;-)

Antipasto

Misto di crudites dell'orto accompagnate da salsa calda alle acciughe profumata all'aglio

Primo

Penne trafilate al bronzo con coulisse di San Marzano Dop al basilico, dadolata di melanzane dorate, scaglie di ricotta salata

Secondo

Straccetti di vitello al prosciutto aromatizzati alla salvia

Dolce

Cake meringato alla vaniglia con scorzette d'arancia biologica candita e mandorle di Avola.