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mercoledì 26 settembre 2012

Insolito weekend fashion-rurale



Sono sempre più convinta che le belle esperienze arrivino all’improvviso, quando meno te lo aspetti. Non hai il tempo di mettere a fuoco cosa stai per fare, non hai troppe informazioni da analizzare e processare. Puoi soltanto osservare e fare.

Lo scorso fine settimana, ad esempio, si annunciava come molti altri, né brutto né bello. La nostra routine familiare – ormai lo sapete – prevede lo chef regolarmente ai fornelli, quindi io e minichef cerchiamo di godere della compagnia di amici liberi, degli ultimi pomeriggi al parco. Le solite cose, insomma.

Invece sabato mattina in poco meno di un’ora i miei piani per la serata sono saltati. Arriva l’invito per una sfilata ed è tutto un: chiama un’amica – chiedi ai nonni, no sono già occupati – chiedi alla babysitter, è ancora libera – conferma l’impegno all’amica – decidi cosa indossare – doccia, trucco e via…

venerdì 1 giugno 2012

Gli arancini che prima erano un risotto


In cucina, io recupero, riciclo, riuso. Sono contenta di farlo.

Cerco di non sprecare nulla perché proprio mi dispiace che un ortaggio, un pezzo di formaggio o una fetta di pagnotta finiscano tristemente la loro vita nel fondo di un cesto della spazzatura. Non sono nati per questo ingiusto destino ma per regalarci momenti di piacere. Tuttavia c’e in me anche un’attenzione quasi maniacale per le date di scadenza e le modalità di conservazione che credo bilanci la spinta al riciclo selvaggio.

venerdì 18 febbraio 2011

Spaghetti verdi "svuota-frigo"/Spaghettis verts "opération vide-frigo"

Version française en bas

Dicono che nelle ultime settimane prima del parto si scateni nelle future mamme l'istinto compulsivo di "preparare il nido", esigenza che si traduce nel pulire, ordinare e riordinare quanto necessario per il futuro nato et similia.

Non avevo mai dato troppa retta a queste voci se non fosse che ci sono dentro fino al collo! Solo che nel mio caso il suddetto istinto tralascia gli aspetti più prettamente legati al ménage domestico per sfogarsi esclusivamente sulla necessità di garantire cibo ai componenti della mia piccola famiglia. Non chiedetemi perché, ma da qualche giorno mi sono data alla creazione di una "provvista antiatomica": cucino, divido in monoporzioni, congelo.

lunedì 24 maggio 2010

A lezione di té giapponese

Ritornando a un argomento al quale accennavo in uno dei primi post, essere la Femme du Chef ha tanti vantaggi, non solo culinari. Anzi credo che il più importante benefit sia di tipo culturale. Condividere la passione del mio cuisinier mi ha portato infatti giorno dopo giorno a diventare per osmosi un'incredibile curiosona (lo ammetto, le basi c'erano già) nei confronti di tutto ciò che riguarda il mondo della cucina.

Con questo spirito di scoperta e sperimentazione sono andata qualche giorno fa a lezione di té giapponese. Complice una città che offre infinite ed esotiche possibilità di apprendimento, ho messo il taccuino e la macchina fotografica in borsa e mi sono diretta alla Maison Jugetsudo con l'intenzione di scoprire l'arte e i segreti del té.

Confesso un po' di dubbi iniziali legati, in particolare, al sapore spesso ferroso del té verde ma davanti alle conclamate virtù benefiche (e drenanti) del té verde non ho potuto opporre resistenza...dovevo saperne di più. Ho fatto bene a non demordere: in un'ora e mezza di lezione ho imparato molto su quest'antica arte nipponica, ho bevuto dell'ottimo té e soprattutto ho capito quali errori evitare per gustarlo al meglio anche a casa.

Lezione numero uno: rispettare ASSOLUTAMENTE tempi e temperature d'infusione solitamente indicati sulle confezioni. Come le bellissime donne in kimono, dalla pelle trasparente e perfetta e i movimenti leggiadri, le foglie di té verde sono delicatissime e aggredirle con acqua ad altissima temperatura ne rovina l'aroma perché, di fatto, le brucia. Meglio quindi riscaldare la teiera vuota con l'acqua bollente e aggiungere le foglie di té solo quando l'acqua è scesa di temperatura (vedere compiere questo rituale alle maestre è stato veramente ammaliante, praticamente ipnotico... ma del resto loro l'hanno nel DNA e alla genetica non ci si oppone).

Lezione (inaspettata) numero due: le foglie di té sono riciclabili!!! Il tè si può usare fino a tre infusioni. Ovviamente alla prima il gusto sarà più forte, nelle successive dato che le foglie saranno già aperte non è necessario lasciarle troppo in infusione.

Varie ed eventuali (sempre in chiave riciclo): le foglie della varietà Gyokuro, la più preziosa, sono buone! Dopo averle usate per la preparazione del té possono essere mangiate nature o con un po' di soia, o aggiunte alle insalate. Credo che tenterò l'esperimento culinario anche con altre varietà.

In materia ci sarebbe da dire moooooltissimo perché è un po' come cercare di capire il vino... all'inizio una gran confusione ma poco alla volta si mettono insieme i pezzi e si comincia a comprenderne un po' di più e ad apprezzare la materia. Tornata a casa, con un'inevitabile scorta di té verde, ho cominciato a rimurginare. Ok bere sano, ma non vorremo mica farci mancare un degno accompagnamento da sgranocchiare sorseggiando una tazza di té? Non è stato facile perché anche integrare il té verde in un dolce richiede attenzione ed equilibrio assoluto. Dopo alcune prove e diversi assaggi improbabili, il consiglio familiare ha approvato questi biscottini al té Matcha (quello in polvere che è più comodo da usare per le preparazioni di pasticceria).

Frollini al Té verde

giovedì 22 aprile 2010

L'arte del riciclo















Oggi è la giornata della Terra, la quarantesima edizione di un'iniziativa che mira a far riflettere tutti noi occupanti del pianeta sulle risorse a nostra disposizione, su cosa ne facciamo e su come potremmo utilizzarle meglio e più saggiamente.

Ironia della sorte oggi è anche il giorno in cui il progetto promosso da Claudio Abbado per rendere Milano un po' più verde sembra sia stato stoppato dal Comune…

Ma ritornando alla Giornata della Terra, ho letto di nuove proposte di legge e di manifestazioni organizzate ovunque nel mondo e mi sono chiesta come, spenti i riflettori, tutto ciò possa integrarsi davvero nella nostra vita. Perché non basta più comprare quaderni in carta riciclata o usare il carrello per la spesa al posto delle buste di plastica: per dare il proprio contributo alla causa ci vuole un po' più di creatività!