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Quando una persona ci lascia non c’è molto da aggiungere al dolore, alla tristezza, allo spaesamento. La perdita svuota e riempie tutto allo stesso tempo.
Ho sempre notato come i giorni immediatamente successivi alla morte di una persona cara fossero pieni di cose da fare. La quotidianità, la burocrazia, la ricerca di ordine che s’intromettono a forza nella vita di chi resta per ancorarlo al presente e non permettergli di abbandonarsi al dolore, ai pensieri.
Ho perso mia nonna pochi giorni fa, la mia unica nonna ancora in vita. 95 (quasi 96) anni di tenacia e combattività. Una scomparsa non improvvisa ma che comunque ha lasciato in me e forse anche nel resto della famiglia, nel nostro bizzarro matriarcato - perché in quel ramo di parenti non c’è storia, noi donne siamo la maggioranza -, la sensazione di guardarci negli occhi e dirci “e ora?”.
Perché, inutile negarlo, certe persone tengono insieme le altre. Ci sono e basta quello perché un filo invisibile annodi pensieri e destini di figli, generi, nipoti.