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lunedì 9 dicembre 2013

Ricette per Natale: polenta e taleggio fingerfood


Ieri era l’otto dicembre, data che segna l’ingresso ufficiale nelle settimane più caotiche dell’anno.

Di questo caos mi piace: la biscotto-mania, le canzoni natalizie degli Elio e le storie tese, il tirar fuori dallo scatolone i miei addobbi e – anno dopo anno – trovarli bellissimi, le cene con le amiche per farsi gli auguri, il panettone caldo a colazione, Love Actually (da vedere almeno cinque volte prima dell’Epifania).

Non mi piace: la corsa al regalo last minute, quelli che “io-odio-il-natale” per partito preso, gli aspic e tutte le robe gelatinose e luminescenti che spuntano nelle vetrine delle gastronomie, gli sms standard di auguri.

Ok, sono un’amante delle festività ma se pensate che abbia un planning da combattimento per le prossime settimane, stavolta vi sbagliate di grosso. Lo chef a Natale lavorerà quindi, a voler essere sinceri fino in fondo, gran parte della poesia natalizia va a farsi benedire. Sono fatta così, per me Natale è prima di tutto un momento da condividere con la mia piccola famiglia e non sono felice pensando che lui non ci sarà.

mercoledì 6 giugno 2012

La prima cena all’aperto


Se il calendario annuncia trionfante l’inizio di giugno e il meteo risponde con giornate calde e soleggiate come rispondergli se non organizzando la prima cena fuori? 

È un po’ un azzardo, lo sappiamo, ma noi impavidi golosi sfidiamo la sorte e – rassicurati da un maglioncino casualmente comparso vicino alle sedie – apparecchiamo fuori. Del resto perché dovremmo rinunciare a quei momenti di felice incertezza, quando il vento che s‘insinua tra tavolo e tovaglia e il sole che si nasconde tra le montagne ci fanno sentire un brivido sulle braccia? La prima cena fuori ha il sapore della vacanza, di uno spazio rubato alla routine per immaginare di essere altrove, di un tempo più lungo che ci regaliamo con le persone che amiamo.

giovedì 27 maggio 2010

Purè di Vitelotte anti grigiore

Uffa, mi devo rassegnare al tempo volubile che un giorno mi costringe a uscire di casa in infradito, munita di ventaglio per sopravvivere all'afa, e quello dopo si diverte a sorprendermi con temporali a intervalli (che arrivano esclusivamente quando sei fuori casa, possibilmente senza ombrello) e una gentile brezza polare. Ci vuole infinita pazienza e un armadio pronto a rispondere in ogni momento alle mutevoli esigenze climatiche. Come se non bastasse poi il mio stomaco meteoropatico passa dal desiderare granita e brioche seduta a un baretto vista mare, alle visioni di brasato con polenta in una bella baita montanara.
Da due giorni piove incessantemente quindi l'oscillometro indica stabilmente brasato :-) Il tempo di avviarlo non c'è, sinceramente la voglia di cucinare neppure. Che fare allora? Per me la soluzione è domandare con voce dolce e sorriso smagliante al proprio cuisinier: «Mi fai il purè di vitelotte?». Il purè è di suo una bella coccola e un ottimo antidoto al cattivo umore, quello di patate vitelotte bello colorato di viola è per me il top, la trovata colora-piatto in una giornata uggiosa.

Intendiamoci, non sono sempre stata così precisa nell'esprimere richieste culinarie, della vitelotte ho scoperto l'esistenza dopo l'arrivo in Francia quando al primo giro al marché mi sono imbattuta nel Bar à Patates che poi è diventato tappa fissa nel giro settimanale di compere. Quintali di patate di varietà mai sentite nominare, di diverse forme e dimensioni, accuratamente disposte e pronte a rispondere a tutte le esigenze. Insomma una patata per ogni stagione e per ogni ricetta.

Ho capito che la faccenda delle patate qui era molto seria la prima volta che, al momento di fare la lista della spesa, si è prodotto il seguente dialogo (con me nella parte di quella con foglio e penna in mano incaricata degli acquisti):

- lui: «Allora domani prendi per favore mezzo chilo di vitelotte, due chili di bintje e se ci sono anche delle charlotte, fai tu la quantità»

- lei: «ehhhhhh!?! 'bingie' con una o due G? e poi...che sono? mele o cosa? »

Dopo un annetto la situazione è migliorata, ho imparato come si scrivono tutti questi nomi e anche (più o meno...) ad associarli alla giusta patata senza aiuti (a leggere i cartellini sono bravi tutti). A questo tubero va riconosciuto inoltre il merito di essere il perfetto alleato in cucina, pronto a mille interpretazioni e raramente deludente le aspettative. La vitelotte in questione è perfetta fritta (le chips di vitelotte sono da brodo di giuggiole) o bollita per il purè. Stavolta dunque abbiamo portato in tavola puré di vitelotte...e domani?

Puré di Vitelotte

giovedì 22 aprile 2010

L'arte del riciclo















Oggi è la giornata della Terra, la quarantesima edizione di un'iniziativa che mira a far riflettere tutti noi occupanti del pianeta sulle risorse a nostra disposizione, su cosa ne facciamo e su come potremmo utilizzarle meglio e più saggiamente.

Ironia della sorte oggi è anche il giorno in cui il progetto promosso da Claudio Abbado per rendere Milano un po' più verde sembra sia stato stoppato dal Comune…

Ma ritornando alla Giornata della Terra, ho letto di nuove proposte di legge e di manifestazioni organizzate ovunque nel mondo e mi sono chiesta come, spenti i riflettori, tutto ciò possa integrarsi davvero nella nostra vita. Perché non basta più comprare quaderni in carta riciclata o usare il carrello per la spesa al posto delle buste di plastica: per dare il proprio contributo alla causa ci vuole un po' più di creatività!