venerdì 24 dicembre 2010

Sotto l'albero...

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Quest'anno sarà un Natale speciale, carico di emozioni, di gioie nuove e di piccole malinconie. Giornate di festa dal programma inaspettatamente ribaltato all'ultimo minuto, come (forse) in tutte le cose belle della vita.

Il post di oggi non l'avevo mai immaginato prima, non è di quelli scritti da tempo che sono solo in attesa del momento migliore per essere pubblicato o di un raggio di sole per scattare una foto carina. E' il primo post per dire au revoir Paris e, a essere sincera al 100%, non ero (sono?) ancora del tutto pronta a sentire queste parole pronunciate da me.

Capita che, quanto meno te l'aspetti, arriva la possibilità di iniziare una nuova avventura in un'altra città, in un altro Paese. E' il bello della nostra vita e di un mestiere che può portarti - pentole e coltelli inclusi- ovunque. Invece di pensare al menù della vigilia o al pranzo del 25, mi sono trovata quindi sommersa da scatoloni e bolle, con l'obiettivo di far stare due anni di vita in un numero limitato di contenitori e la necessità di lasciare indietro qualcosa. E contemporaneamente Parigi che esplode in luci e atmosfere natalizie, gli amici da vedere per gli auguri che diventano cene d'arrivederci e una to do list infinita perché "prima di partire DEVO assolutamente fare, vedere, mangiare questo e quest'altro"!!!

martedì 14 dicembre 2010

Nuove sfide culinarie, ovvero "l'Amore in cucina e l'Arte di mangiar bene"

Parafrasare l'Artusi, caposaldo di tutte le cucine italiane, mi sembra inevitabile volendo descrivere con sufficiente precisione quello che avviene nella nostra di cucina.

Ci sono momenti nella vita di una coppia in cui anche il più saldo dei legami viene messo alla prova dai cambiamenti, dalla necessità di modificare abitudini consolidate e praticamente intoccabili! Ed è proprio in quei frangenti che la stabilità della routine familiare vacilla, persa alla ricerca di un nuovo Nord che segni la direzione, di un appiglio al quale aggrapparsi dopo aver visto saltare tutti i puntelli ai quali era ancorata...

Cosa succede? Beh, da queste parti da qualche tempo è arrivata l'innovazione forzata in cucina (siamo o no nella patria di tutti i movimenti rivoluzionari che si rispettino?!?!) e bisogna ammettere che non è sempre facile adeguarsi ai cambiamenti e soprattutto costringere un cuisinier a farlo!

Da qualche mesetto infatti dalla nostra dispensa e, conseguentemente, dalle pentole del mio chef sono bandite ogni tipologia di carni e pesci crudi o poco cotti (addio sushi e tartare... ahimè), prosciutti e salami, verdure crude dalla dubbia pulizia, uova crude (quindi niente mayonnaise maison o mousse au chocolat caro chef!). E inoltre - giusto perché in Francia c'è una 'modesta' offerta gastronomica - vietati tutti i formaggi a latte crudo, in particolare gli erborinati e quelli a pasta morbida, nonché i paté e tutti i prodotti della charcuterie, i pesci affumicati e i molluschi. Ah dimenticavo, niente alcool... cela va sans dire!!!

Ma, nonostante tutti i divieti, l'Amore continua a regnare in cucina e anche l'Arte di mangiar bene è salva grazie alla creatività del maritino che riesce (ci sono delle volte in cui mi chiedo come...) a inventare giorno dopo giorno menù in linea con le ristrettezze alle quali lo costringo. Che poi non è proprio 'colpa' mia, quanto del piccolo fils du chef che tra pochissimo arriverà!

Certo nei primi mesi allinearsi alla sfida non è stato semplice, ma ormai siamo ben rodati e spero che anche il blog non abbia troppo risentito dello scarso paniere a disposizione ;-)

E poi trovo che sia proprio il sopracitato amore (stavolta sconosciuto e tutto da esplorare e scoprire un pezzettino alla volta) a guidare ogni scelta - anche culinaria - in un momento così speciale e delicato della vita di coppia, diventando quindi un ulteriore stimolo creativo nella quotidianità di una cucina che si rispetti. Una cucina come quella immaginata da Pellegrino Artusi...

lunedì 6 dicembre 2010

Jack the ripper's wife

«buongiorno, avrei bisogno di un'informazione: se vi porto le lame di mio marito in quanto tempo possono essere pronte, ben affilate? Sa... dopo tanto uso costante, anche se lui le affila periodicamente, è necessario un lavoro fatto meglio da un vero professionista!

20 giorni? si, lo so che siamo sotto le feste però così non va... lui deve organizzarsi, non può mica rimanere senza, sarebbe una tragedia, si immagini! :S

Certo, posso portarvele un po' per volta valutando quali lame gli servono necessariamente e quali invece possono aspettare un po' di più. Ma in questo caso riuscite a farmi le "top five" in meno del tempo previsto??? Insomma... siamo pur sempre dei clienti fedeli, potrete ben fare un'eccezione.

No! Secondo me non si rende conto. Sono sicura che - stante così le cose - mio marito finirà per decidere di usare le lame che teniamo in casa (e che di solito utilizzo io) mentre le sue professionali sono qui da voi.

Dice che è la volta buona per farsi invitare a turno da parenti e amici a cena? Non avevo ancora guardato alla situazione da questo punto di vista. Quasi quasi mi ha convinta, vado a casa, recupero il materiale e sono da lei in un lampo lampante :) ».

La verità è che non avrei mai pensato di ritrovarmi a intrattenere una conversazione del genere in un luogo pubblico, consapevole degli sguardi sospetti che lanciava il signore accanto a me fingendosi intento a osservare un nuovo modello di Victorinox. ma in realtà altamente preoccupato dalle confabulazioni di quella che ai suoi occhi sarà sembrata una serial killer di provata esperienza :-)

Ma sono cose che capitano quando a entrare in coltelleria è la moglie di un cuoco in missione per il marito!

venerdì 26 novembre 2010

La semaine des légumes oubliés: le patate Œil de Perdrix (o King Edward VII)

Arrivati a venerdì non potevo chiudere la settimana dedicata alle verdure dimenticate, sconosciute o comunque 'strane' che rendendo omaggio ad una delle protagoniste della cucina francese e, più in generale, di tante buone tavole: la patata! Scelta obbligata soprattutto in considerazione del fatto che sui banconi dei mercati francesi si trovano così tante varietà diverse di pommes de terre che è un piacere perdersi tra rattes, vitelottes (le famose patate viola di cui vi ho parlato qui), bintje e chi più ne ha più ne metta.

La mia preferenza però è caduta su una tipologia mai vista prima che ha catturato l'attenzione per il suo colore, o meglio, per la sua caratteristica inconfondibile: una macchia rossa :-)

Si tratta delle patate œil de Perdrix (Occhio di Pernice): una varietà tardiva di patate inglesi note anche con il nome King Edward VII, la cui coltivazione si fa risalire all'inizio del secolo scorso. La raccolta delle œil de Perdrix si effettua da luglio a settembre, ma si mantengono molto bene nei mesi invernali conservate al riparo dalla luce e in luogo fresco ma secco. Il sapore è dolce e gustoso, ideale per preparazioni al forno, per la raclette, la tartiflette, il sempreverde purè o delle gustose frites.

Su suggerimento di Madame Patates (la quale ha anche gentilmente fornito la ricetta) le ho preparate tradizionalmente ovvero al cartoccio, una cottura semplice ma gustosa che esalta il sapore delle œil de Perdrix. L'ideale sarebbe farle cuocere sulla brace, in mancanza di un camino o non volendo dare fuoco al parquet si può serenamente optare per un passaggio in forno... il risultato è garantito al 100%

Con le œil de Perdrix vi auguro un buonissimo fine settimana, ricco di riposo, gusti nuovi o piacevoli riscoperte (giusto per rimanere in tema con la settimana), insomma di momenti belli!

Patate "Oeil de Perdrix" al cartoccio

Ingredienti

250 gr di patate oeil de Perdrix

100 gr pancetta affumicata tagliata a bastoncini

1 cucchiaio da tavola acqua

1 cucchiaio da tavola olio evo

tabasco q.b.

sale q.b.

pepe q.b.

Formare con la carta da forno un cartoccio nel quale mettere le patate ben lavate ma non sbucciate. Aggiungere l'acqua, l'olio e la pancetta affumicata, salare, pepare e versare qualche goccia di tabasco. Chiudere molto bene il cartoccio e infornare per circa 20 minuti in forno già caldo a 220°C.

mercoledì 24 novembre 2010

La semaine des légumes oubliés: il topinambour

Si lo so... il topinambour non è poi così dimenticato e nemmeno sconosciuto, anzi è tra le radici famose anche in Italia. Mi è venuto il sospetto però che la sua notorietà sia piuttosto concentrata al Nord Italia perché io, nella mia precedente vita sicula (eheh :) non ne avevo mai sentito parlare e non sapevo cosa mi fossi persa!! A dispetto dell'aspetto (scusate la rima...) non proprio attraente, il topinambour mi piace molto perché ha un sapore affascinante, delicato e che ricorda il carciofo pur avendo una consistenza completamente diversa. Altro che radici insapori, buone certo ma il cui gusto in cucina è spesso coperto da ingredienti più decisi, il topinambour alla sua identità definita non rinuncia meritando quindi di essere valorizzato ai fornelli.

E ora via col piccolo momento enciclopedico, Larousse Gastronomique docet: del topinambour si consuma la radice che si utilizza per preparazioni culinarie o in distillati (questa proprio mi mancava). E' originario dell'America del Nord e fu importato in Francia all'inizio del diciassettesimo secolo da Samuel de Champlain, un famoso esploratore francese. Molto ricco in potassio e fosforo, il topinambour è pronto per il consumo a fine autunno e in inverno. Di solito si prepara lessandolo o cucinandolo al vapore, crudo è tra gli ingredienti della bagna caôda piemontese.

La prima volta che me lo sono ritrovato nel piatto, qualche tempo fa, ho un po' storto il muso: mi ero persa qualcosa o tra i voti nuziali c'era anche quello di assaggiare qualsiasi cibo proposto dal marito??? Ah, femme di poca fiducia... devo ricordarmi più spesso che ci sono innumerevoli ragioni per cui l'ho sposato e per cui - soprattutto - mio marito fa il lavoro che fa :))))

Buono, buono, buono il suo purè di topinambour (è anche furbo perché sa che la sottoscritta dei purè va pazza in qualunque forma) che mi ha lasciata con le papille gustative in sollucchero e gli occhi sgranati dalla meraviglia. Oggi invece, abbiamo ideato a 4 mani e 2 cervelli una piccola verrine che sposa il sapore del topinambour a quello dell'acciuga con una nota aromatica data dai pistacchi e dai pinoli.

Verrines di topinambur con cuore di acciuga

lunedì 22 novembre 2010

La semaine des légumes oubliés: il panais

Questa settimana ho deciso di fare una cosa un po' diversa qui sul blog. L'ispirazione viene, come tante volte, dalla passeggiata settimanale al mercato e in particolare dalla mia amica del Bar à Patates. Da qualche tempo, infatti, sono comparsi sul banco strani oggetti difficili per me da classificare con precisione (trattasi di verdure, radici, tuberi o cos'altro?) e per qualche settimana li ho guardati con meraviglia, curiosità ma senza coraggio sufficiente all'acquisto :)

L'ultima volta però, approfittando dell'assenza di coda alle mie spalle e della totale disponibilità di Madame Patates, ho deciso di farmi avanti e l'ho riempita di domande su prodotti, modi di cottura e possibili utilizzi in cucina. I lègumes oubliés (verdure dimenticate) o inconnus (sconosciute) sono molto interessanti e qui in Francia mi sembra che la tendenza a valorizzare le verdure del passato sia in voga da qualche tempo, così come la riscoperta del piacere di coltivare il proprio orto. Se avete voglia di una lettura sul tema questo libro mi sento di consigliarlo (purtroppo non è stato ancora tradotto in italiano) è pieno d’informazioni utili e di spunti curiosi per cucinare le verdure in questione.

Ma, bando alle ciance, e andiamo con la prima verdurina della settimana: il PANAIS (la pastinaca). Anche detto "carota bianca" è una pianta tipica dell'autunno e dell'inverno, di cui si consuma la radice. Le Grand Larousse Gastronomique (ogni tanto avere delle enciclopedie culinarie da 5 kg serve a qualcosa ;) ci informa che il panais è ricco in fibre e potassio, già i Greci lo coltivavano e ha apparentemente conosciuto il suo momento di gloria durante il Medio Evo. In cucina è spesso preparato come le rape quindi al vapore o lessato, aggiunto a preparazioni di carne e verdure in tegame, oppure servito in purè.

Per il primo assaggio ho voluto sperimentare una ricetta un po' più light di quelle classiche, nel tentativo di mantenere intatta la croccantezza del panais. L'accostamento con le carote è venuto da sé (meglio rimanere in famiglia e non azzardare troppo, no?), come condimento giusto un filo d'olio di sesamo e soia per dare un leggero sapore tostato ed esotico. Il risultato è un'insalatina leggera, ideale con il pollo alla griglia. Per inciso, credo che il panais meriti di essere mangiato crudo più spesso di quanto non accada nella cucina tradizionale francese!

Insalata di pastinaca e carota

giovedì 18 novembre 2010

Muffins con gocce di cioccolato "da chiacchiera"

Succede puntualmente. Possono essere passate settimane, mesi, oppure solo pochi giorni dall'ultima volta. Eppure non c'è alcun timore, alcuna distanza, neanche un accenno di freddezza. Si ricomincia da dove si era rimasti - complici spesso un caffè o un bicchiere di vino - e poi le parole scorrono veloci, come fiumi fatti di avvenimenti, persone, emozioni, paure, desideri, gioie e apprensioni per il futuro.

Sono gli incontri con le mie amiche, quelle vere, e non importa dove abitino o quanto spesso si ripeta questo rituale: è sempre così. Non avevo mai pensato alla semplice naturalezza con cui accadono, alla fluidità immediata di conversazioni che possono durare ore e portare su sentieri nuovi e argomenti neanche immaginati quando c'eravamo dette "ci vediamo?". E poi, qualche pomeriggio fa, questa alchimia si è ripetuta ancora una volta davanti ad una tazza di té con due mie amiche ed è stato naturale notare come sia speciale e misteriosa allo stesso tempo l'amicizia, un sentimento capace di legare indissolubilmente persone diversissime tra di loro che diventano imprescindibili per la vita dell'altro.

Questi momenti di "pura amicizia" sono un vero dono e ci vuole sempre una dolcezza per sottolinearli. Stavolta avevo preparato dei muffins con scaglie di cioccolato per riscaldare - non che ce ne fosse bisogno - l'atmosfera. Ve li passo per i vostri preziosi momenti tra amici.

Muffin con gocce di cioccolato

lunedì 15 novembre 2010

Pomeriggio al cinema

Devo ringraziare Parigi (si potrà rivolgere un pensiero di gratitudine a un'entità astratta come una città? boh...) per avermi insegnato a essere più indipendente. Senza addentrarmi in discorsi filosofici o riflessioni sulla mia individualità mi riferisco banalmente (ma neanche poi tanto) all'abitudine di andare al cinema da sola. Ho iniziato a farlo da quando abito qui e la cosa mi piace tantissimo. In passato mi sono sempre trattenuta dall'entrare nella sala cinematografica senza compagnia, timorosa degli sguardi altrui e del possibile magone che mi avrebbe colpito. Invece qui è normale vedere persone di tutte le età pagare il biglietto e poi mettersi disciplinatamente in fila ad attendere l'apertura della sala proiezione, magari leggendo un libro per ingannare l'attesa. Ho iniziato, non senza dubbi, a sperimentare questo costume francese sin da subito e con mia grande sorpresa non mi sono sentita né sfigata, né triste nel farlo. Posso scegliere di vedere ciò che voglio senza obbligare nessuno a vedere film che piacciono solo a me, quindi via libera alla sperimentazione cinefila!!! Inoltre, all'orario che preferisco (viva quando possibile il matinée :), posso gustarmi attimo per attimo i momenti di una passione tutta personale.

Unica pecca, il post proiezione. Con chi commentare il film appena visto? Beh, spesso sono proprio gli altri spettatori i migliori critici con cui scambiare quattro chiacchiere e poi, tornata a casa, inondo inevitabilmente di commenti e opinioni personali chi mi capita a tiro :-)

Insomma un'altra bella abitudine parigina da aggiungere alla lista delle cose per cui posso affermare "Paris, je t'aime"

PS: Per la cronaca sabato pomeriggio ho visto "Potiche" (In Italia è uscito come "La Bella Statuina) l'ultimo film con Catherine Deneuve e Gérard Depardieu, una commedia perfetta per passare due orette in allegria.

martedì 2 novembre 2010

La regina dell'autunno

Con Halloween ormai alle spalle mi sento più serena a pubblicare una ricetta a base di zucca che ho preparato qualche giorno fa quando tutta la blogosfera (e non solo quella) sembrava invasa dall'ortaggio arancione. Ma del resto evitare di celebrare le zucche - piccole, grandi, tonde e cicciotte o lunghe e sottili - è impossibile in questo autunno inoltrato.

Di solito amo la zucca in vellutate, minestre e risotti - piatti salati insomma. Stavolta però il potimarron portato a casa dal mercato mi ha fatto venire voglia di dolci. L'ispirazione viene dai pumpkin cupcakes della celebre Martha Stewart, io però ho usato la zucca fresca e non il purè in lattina (?!?) che evidentemente riduce i tempi di preparazione e facilita il tutto.

In pochi passi vengono fuori dei cupcakes morbidi e saporiti che secondo me non hanno bisogno di altro, volendo proprio strafare li ricoprirei con un leggero strato di icing al profumo di arancia.

Inoltre, l'aspetto più bello di questi cupcakes è che 'sanno di coccola' perché portano in casa un profumo di spezie calde e avvolgenti che fanno tanto Natale. Non so voi, ma per me la cannella, l'allspice e soprattutto lo zenzero (come il buon Elio insegna) sono gli elementi necessari per iniziare a respirare l'atmosfera natalizia che tanto amo.

Quindi hurrà per i cupcakes alla zucca che creano l'atmosfera :-)

(Lo so che è presto per iniziare a parlarne ma... qual è per voi il simbolo culinario del Natale?)

Cupcakes alla zucca

giovedì 28 ottobre 2010

In viaggio (virtuale) verso il Friuli

Poche terre sono belle, affascinanti e al contempo poco conosciute come il Friuli Venezia Giulia. Anche la sottoscritta, nata e cresciuta migliaia di chilometri più a Sud, ne ha per larga parte della propria vita ignorato (o quasi) l'esistenza. Poi un giorno capita di ritrovarsi a fare le valigie per un lungo weekend con una destinazione ignota: Pordenone e provincia, anzi più precisamente San Vito al Tagliamento. Ciò accadeva più di cinque anni fa e quei quattro giorni sono stati i primi di una serie di meravigliosi weekend costellati da passeggiate in borghi antichi, brindisi con incredibili vini bianchi, nonché cene, pranzi, spuntini (insomma ogni occasione buona per mettere le gambe sotto a un tavolo) a base di San Daniele, frico e... cjalsòns!!!

Come spiegare cosa sono esattamente i cjalsòns? Devo ammettere che tutte le volte che ne ho ordinato un piatto ho mangiato qualcosa di diverso e, proprio per questo, unico. Nel mio palato però e, conseguentemente, nella mia memoria si sono fissati l'inconfondibile aroma della cannella unito alla morbidezza delle patate e all'amaro saporito della ricotta. Un piatto davvero buonissimo, simbiosi perfetta di sapori dolci e salati.

Grazie a Rossella, autrice del blog "Ma che ti sei mangiato", oggi ho la possibilità di cimentarmi per la prima volta nella preparazione dei cjalsòns in versione parigina ;-)

Rossella, infatti, ha invitato bloggers e non a mettersi ai fornelli provando una delle tante versioni dei cjalsòns, con l'obiettivo di far conoscere meglio il Friuli e in particolare l'opera di Gianni Cosetti cuoco di Carnia (regione montuosa del Friuli) che (cito letteralmente le informazioni che mi ha mandato Rossella) "negli anni Ottanta e Novanta si guadagnò una stella Michelin con il suo Ristorante Roma di Tolmezzo. Già allora lui s’impegnava nel recupero delle tradizioni e dei prodotti locali. Organizzò anche un concorso per raccogliere le ricette delle casalinghe friulane in tema di cjalsòns. Su 40 partecipanti vennero fuori ben 40 ricette diverse!!!"

Che altro aggiungere? Tra le tante ricette proposte ho scelto di provare i Cjalsòns Krofin di Timau perché mi sono sembrati i più vicini alla mia personalissima esperienza culinaria. Per forza di cose ho dovuto rinunciare alla ricotta affumicata, trovarla nella Ville Lumière è impossibile: ho girato quasi tutti gli arrondissement ma niente... mie predilette amiche friulane (so che ci siete e leggete) conto su di voi per un rifornimento! Rispetto alla ricetta originale ho ridotto la dose di zucchero nell'impasto e sostituito l'uvetta con la mela perché una volta li ho mangiati anche con la mela ed erano buonissimi! Al posto del pizzico della menta secca ho usato una buona manciata di timo fresco che ha aggiunto una nota aromatica all'impasto. Ho voluto anche sperimentare una versione a fagottino, buona come quella classica a raviolo, l'importante è far cuocere i fagottini qualche minuto in più affinché la pasta sia cotta uniformemente.

Buon appetito e... viva il Friuli Venezia Giulia!

Cjalsòns Krofin di Timau

domenica 24 ottobre 2010

Un anno in più

Anche questo giro di calendario è andato!

È stato un anno molto intenso, in cui la nostra vita parigina si è consolidata ed è divenuta (più o meno) stabile, ho avuto modo di iniziare nuove esperienze - compresa l'avventura blog - pur cercando di mantenere saldi alcuni punti della mia vita. Improvvisamente, come in una corsa fatta tutta d'un fiato, arrivo a un'età che ho spesso immaginato lontana e importante. Ho sempre pensato che i trenta rappresentassero il primo vero traguardo nella vita di ognuno, un inevitabile momento di riflessione su se stessi e sul proprio cammino.

Ed io... oggi? Sono una persona serena (beh, diciamo che lo sono la più parte dei giorni), forte grazie alla mia famiglia e ai miei amici, consapevole dei limiti del mio carattere e delle mie possibilità ma anche in costante tensione verso qualcos'altro, verso un miglioramento, verso il nuovo. Sono una donna (devo definitivamente abbandonare l'auto-definizione di 'ragazza'?!?!) che ha tanta voglia di sperimentare e di lanciarsi al 100% nelle sue passioni.

I trenta non saranno poi così male, lo credo davvero, basta soltanto impegnarsi perché siano pieni di belle cose... ma non è poi quello che ciascuno di noi fa ogni giorno?

Allora, per iniziare in maniera importante così come richiede la ricorrenza, sono alle prese con il mio primo boeuf bourguignon: un piatto sostanzioso che ha bisogno di pazienza, cure continue e - perché no - amore per riuscire alla perfezione. Nel momento in cui scrivo la cocotte di ghisa è in forno da due ore, cipolline e funghetti sono già pronti e aspettano solo di unirsi alla carne per poi riposare tutta la notte e domani il mio boeuf bourguignon sarà certamente una delizia.

Adesso però è il momento di andare a dormire... a una certa età bisogna coccolarsi anche con una buona dormita :-)

martedì 19 ottobre 2010

Esperimenti serali

Conseguenza ineluttabile dell'essere la Femme du Chef è il fatto di rimanere talvolta sola la sera quando il marito è impegnato a cucinare per gli altri. Queste serate sono per me un'ottima occasione per dedicarmi a interminabili telefonate, cenette etniche con le amiche, sedute casalinghe di manicure/pedicure e chi più ne ha più ne metta. E poi la cucina tutta per me... anche se io e lo chef la dividiamo amabilmente e ormai abbiamo collaudato tecniche infallibili di coabitazione e coutilizzo dei fornelli, volete mettere il sottile piacere di disporre liberamente di forno, ciotole, coltelli e tutto l'armamentario?!?!

Nascono così i miei esperimenti culinari serali che, devo ammettere, non sempre si rivelano dei gran successi. A volte mi chiedo quale sia la media di prove necessarie per tirar fuori un buon piatto. Perché anche se un'idea può sembrare buona in teoria, non sempre la realizzazione e il risultato finale si rivelano facili e all'altezza delle aspettative (cari foodbloggers, cuochi e amatori in genere, mi piacerebbe tanto avere un vostro feedback su questo interrogativo esistenziale!). Le tartelettes di oggi, ad esempio, erano nate come un'unica grande quiche e al posto delle cipolle rosse la prima volta c'erano i porri. I fichi sono stati tagliati in fettine sottili e in quarti, hanno affrontato il calore del forno o l'hanno scampato venendo adagiati solo alla fine sulla quiche. No... non ho mangiato quiche et similia per una settimana :-)

Lui le ha approvate, magari apporterebbe ancora dei cambiamenti però visto che 1) non si è espresso chiaramente su come/cosa modificherebbe 2) si è sbafato 3 tartelettes senza colpo ferire, io ve le posto perché sono buone, abbastanza semplici da realizzare e secondo me le monoporzioni sono proprio carine da vedere. Buona settimana!

Ps: diamo a Cesare quel che è di Cesare... la pasta brisée io l'ho sempre pronta nel congelatore grazie alle manine laboriose della mia dolce metà :-)

Tartelettes aux oignons rouges et figues

mercoledì 13 ottobre 2010

Libri, regali... passioni

La libreria di casa sta esplodendo. Succede che - oltre ai tanti acquistati impulsivamente da noi - sempre più spesso ne arrivano di nuovi in regalo (apprezzatissimo) da amici e parenti. Il soggetto è in molti casi culinario e si va dai ricettari nudi e crudi, ai romanzi ispirati al tema, ai manuali di chimica/didattica di solito destinati al mio consorte. Su alcune amene letture vi darò un resoconto appena possibile, adesso sono in fase lettura dei classici inglesi (Jane Austen in testa), posso però raccontarvi cosa è successo domenica a colazione proprio grazie ad un gradito dono.

Qual è quell'alimento che provoca assuefazione (per non dire dipendenza), capace di risvegliare il bimbo che è in noi e di condurci a fare cose impensate prima?

Ok, ognuno avrà il suo... nel mio caso si chiama NUTELLA :-)

Avevo riposto in un cassetto ben chiuso l'amore viscerale per la crema spalmabile più famosa al mondo ma, complice il regalo di un'amica, ho dovuto non solo riaprire il cassetto ma anche diversi barattoli di Nutella!!! Il libro in questione si chiama nella versione francese "Passion Nutella©", è edito da Milan - autrice Clara Vada Padovani. Dopo lo stupore provocato dallo scoprire che LA Nutella per i francesi è IL Nutella sono passata alla lettura (io non sono per nulla d'accordo: la morbidezza golosa e la pura goduria provocata da un semplice cucchiaino stracolmo di Nutella non possono che essere delle sensazioni al femminile!). Il libro raccoglie le ricette "famose" di grandi chef e pasticcieri italiani che si sono cimentati con l'interpretazione e la reinterpretazione di grandi classici dal sapore di gianduia. Io ho trovato molto interessante la parte dedicata al "Parfum de maison", ossia le classiche ricette di casa che l'autrice ha provato aggiungendo quel tocco di Nutella capace di rendere anche un semplice frollino una golosità.

Domenica scorsa mi sono quindi cimentata nella preparazione degli Scones inglesi, in un'inusuale variazione nutellosa, per una ricca colazione casalinga. La preparazione di per sé non è affatto complessa, io ho seguito abbastanza fedelmente la ricetta modificando solo la dose di latte perché l'impasto era un po' secco e non si legava perfettamente e i tempi di riposo: per comodità ho preparato la pasta la sera prima e lasciata riposare in frigo tutta la notte, in modo da averla pronta velocemente l'indomani mattina al risveglio! Il risultato non ci ha deluso, molto diverso però dall'idea dei classici scones che di solito sono più alti dopo la cottura. In compenso, la dolcezza della Nutella si sposa benissimo con l'acidità della marmellata di fragole e si può tranquillamente evitare il burro che solitamente accompagna gli scones (io l'ho portato in tavola per rispetto della tradizione ma è rimasto nel piattino).

Ovviamente la mia Passion Nutella non è mica sopita... anzi! Decine d’idee sono in attesa di essere testate, nel frattempo per ingannare l'attesa bastano un barattolo di Nutella, un cucchiaino, una fetta di baguette (sto deliberatamente censurando le reali quantità di pane ingurgitato ;-) e il gioco è fatto.

Scones alla Nutella

giovedì 7 ottobre 2010

Facce da parco


Ottobre è tra i mesi che preferisco. Sarà che ci sono nata, che è il mese scelto da me e dallo chef per il nostro matrimonio o forse che semplicemente mi piace tirare fuori dagli armadi i maglioni di lana, risentirne il calore leggermente pungente sulla pelle e farmi coccolare dal caldo abbraccio di un cardigan quando rientro a casa con quella tipica sensazione autunnale di pizzicore perché il primo freddo ti ha sorpreso per strada quando non eri ancora preparato.

Ma con l'arrivo del nuovo mese devo inevitabilmente rinunciare a tutti quei piccoli riti estivi che tanto mi piacciono, in primis le ore trascorse al parco.


Parigi è una delizia per le infinite possibilità che offre di rifugiarsi nel verde: piccoli lembi di terra nascosti tra le stradine del quartiere o ampi spazi curati con perfezione geometrica da schiere di giardinieri. Avendo la fortuna di abitare in un crocicchio cittadino pieno di parchi, quest'estate (nuvole e piogge permettendo) ho passato parecchi momenti distesa sulla pelouse a godere il sole, senza aggiungere quanti panini sono stati inventati all'ultimo minuto per un'improvvisa e irresistibile voglia di picnic :-)

Non posso quindi dare il via alla prima "stagione autunno/inverno" del mio blog senza salutare come si deve l'estate appena trascorsa. Ecco una mini carrellata fotografica di quelle che mi è venuto spontaneo soprannominare "le facce da parco di Parigi".







La maggior parte delle foto sono state scattate al Jardin de Luxembourg lo scorso giugno in occasione della manifestazione "Rendez vous aux jardins 2010".

venerdì 17 settembre 2010

Ritorno ai fornelli

Oggi ci vuole proprio un riso veloce veloce per riprendere il ritmo del blog!

La mia latitanza dal web è dovuta ad un'esplosione di "turismo amico" qui a Parigi. Tra amici, parenti e la normale vita familiare che va avanti, il tempo di cucinare e scrivere è ridotto ai minimi storici. Però mi sento un po' in colpa... soprattutto quando ho già le foto che mi aspettano!!!

Eccovi quindi un riso che è stato la cena di qualche settimana fa (due... tre? mumble, mumble non riesco a ricordare) quando mi è venuto il desiderio di un riso che non fosse né risotto, né la classica insalata estiva. Ho deciso allora di unire al riso alcuni tra i miei ingredienti preferiti ossia il salmone e lo zafferano e ne è venuto fuori un piatto unico saporito ma leggero, da mangiare tiepido o freddo il giorno dopo. Insomma, il riso giusto per mettere velocemente la cena a tavola e anche per un diverso "pranzo in tupperware" per una gita!

Riso giallo con salmone e pisellini

Ingredienti

250 gr riso

300 gr salmone fresco, spellato e tagliato a bocconcini di 1 cm ca.

300 gr pisellini (meglio se freschi, ma io ho usato quelli surgelati dato che la stagione è andata)

1 porro

1 bustina zafferano

olio evo

sale, pepe bianco

Lessare il riso in abbondante acqua salata e 5 minuti prima che sia pronto aggiungere lo zafferano che così profumerà e colorerà i chicchi. Nel frattempo mettere a stufare in 2 cucchiai di olio evo il porro tagliato a rondelle (solo la parte bianca), quando sarà morbido aggiungere i pisellini precedentemente scottati 3 minuti in acqua bollente. Aggiungere il salmone soltanto alla fine perché si cuoce veramente in pochissimo: io l'ho aggiunto un minuto prima di colare il riso. Salare, pepare e completare aggiungendo il riso e, eventualmente, un ulteriore cucchiaio di olio evo. Far saltare per qualche minuto e servire tiepido o freddo.