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giovedì 31 agosto 2017

Tartellette alle prugne e mirtilli, per salutare dolcemente l'estate

È stato un lungo agosto. Anzi, è stata una lunga, lunghissima estate. 

Io e i bambini abbiamo vissuto da giugno a oggi in simbiosi, in giornate che si aprivano al primo richiamo della piccola per avvertirci che era l’ora di colazione e si chiudevano insieme alle pagine degli innumerevoli fumetti che hanno costellato le letture di minichef.
È stata un’estate trascorsa lontani dalla Sicilia, elemento che da un lato ha messo a tutti un po’ di malinconia, dall’altro ci ha spinto a essere più curiosi e intraprendenti, a organizzare gite fuori porta in luoghi prima mai considerati e a improvvisare mini vacanze ad alta quota, scoprendo la bellezza della montagna in quattro. Tanto faticosa, quanto rigenerante per lo spirito e il fisico. I pochi giorni passati in Engadina hanno confermato il bisogno che abbiamo tutti, grandi e piccoli, di ritrovare più spesso il contatto con la natura, abituati come siamo a scenari cittadini e a ritmi incalzanti. Forse si tratta della scoperta dell’acqua calda, ma io e lo chef ci siamo ripromessi di trovare nei prossimi mesi tempo (e voglia) per mettere la famiglia in auto e partire in direzione montagna, anche solo per una giornata da passare tra sentieri e rifugi.

sabato 2 maggio 2015

Centrifughe, influenze e pensieri di stagione

Prima o poi doveva succedere. Tira, tira e alla fine la corda cede (scaramanticamente preferisco evitare di pensare che si spezzi). Ho lavorato intensamente in quest’ultimo periodo, ma forse non più del solito, anzi trovo che quando si è alle prese con stimoli nuovi, nuove sfide, si tenda a sentire meno la fatica, a metabolizzare con estrema facilità gli extra che ci imponiamo. In certi picchi c’è così tanta adrenalina che basta lei a farci alzare a molla la mattina, a farci correre durante la giornata e a spingerci a dedicare ogni sera buoni venti minuti per pulizia del viso, creme e lozioni (l’adrenalina e una buona dose di spirito di mantenimento…).

Forse quello che più fiacca, e che nel mio caso debilita profondamente, è la tensione che viene da altro. Una persona cara che non sta bene, un battibecco non risolto, le febbri dei piccoli, le incertezze che minano desideri e progetti, le preoccupazioni negli occhi di chi amiamo. Piccoli elementi che cerco di ignorare o di farmi scivolare addosso ma da qualche parte si aggrappano e restano lì, silenti. 
A 34 anni non sono ancora brava nell’arte dell’impassibilità, anzi il mio stomaco che si contorce è il più efficace promemoria dei miei problemi, piccoli o grandi che siano. Dovrei ascoltarlo di più, respirare meglio e andare avanti sforzandomi di essere più leggera, per lo meno quando si può (e nella maggior parte dei casi si può, sono io che ingigantisco).
Poi ci sono fattori oggettivi di turbamento dell’equilibrio, tipo i virus che puntuali bussano alla porta di casa sottoforma di minichef, malato almeno una volta al mese, e a quelli è difficile resistere.

giovedì 8 maggio 2014

Merende di oggi e di ieri


Chissà perché se penso alla merenda i miei ricordi sono tutti vicinissimi nel tempo, legati a momenti vissuti di recente, quasi sempre in compagnia dello chef e di minichef.
Mamma: ma tu ci facevi fare la merenda di pomeriggio quando eravamo piccoli?

Rivedo chiarissimo il pacchettino da portare a scuola per l’intervallo mattutino, spesso di carta stagnola con dentro un panino al prosciutto, pane burro e marmellata, pane burro e zucchero. Sono passati diversi decenni dalle elementari e finalmente posso dirtelo, cara mamma: io il pane burro e zucchero lo odiavo. Ora partiranno gli anatemi dei conservatori, quelli che “le merende migliori sono fatte in casa” e devo ammettere che oggi anch’io apprezzo la genuinità di una fetta di pane con una buona marmellata. Allora no, la mia invidia era tutta per i “fortunati” compagni che arrivavano a scuola con una pizzetta o, delizia delle delizie, con una ciambella fritta ricoperta di zucchero.

Però, pur scavando nella memoria e cercando un elemento, un profumo o un sapore cui aggrapparmi, non riesco a ricostruire i momenti della merenda pomeridiana. Forse io e i miei fratelli eravamo troppo impegnati per fermarci a mangiare.

venerdì 13 luglio 2012

Summer pudding


Noto che i dolci non fanno capolino sul blog da qualche tempo. Non posso neanche accampare la scusa del forno spento dato che da quando Laria abita nel frigorifero di casa nostra tra pizze e focacce sembra la festa del carboidrato. Il fatto è che d’estate se voglio un dolce per me esiste quasi esclusivamente il gelato. Nocciola, crema, limone o pesca: datemi un cono e sono a posto. Eppure, ci sono paesi in cui il gelato non è proprio specialità nazionale e - oltre a invidiarcelo - hanno trovato delle alternative. Voi lo sapevate che il Summer pudding è un tipico dolce estivo inglese?

Io alla parola pudding associo sempre la tipica versione natalizia che sinceramente deve ancora fare breccia nel mio cuore. Troppi canditi, troppe uvette, troppo di tutto e soprattutto così compatto e asciutto che neanche la crema servita in accompagnamento riesce nel miracolo della morbidezza. Forse sono stata sfortunata, certamente non ho mai avuto l’onore di assaggiare un vero Christmas pudding fatto in casa, fatto sta che il pudding invernale per me rimane un’incognita.

giovedì 21 giugno 2012

Indizi d’estate


Righe, bianche e blu o rosse e gialle. Larghe e paffute o sottili ed eleganti.

Dici marinière e per me è già estate. In questi giorni di caldo torrido - che tutto sommato è normale perché siamo alla fine di giugno eppure ci coglie sempre di sorpresa - pensavo a cosa, per me, segna l’arrivo ufficiale dell’estate.

Il pensiero è andato ai parchi di Parigi che si riempiono di gente, alle macchie colorate dei picnic improvvisati e alle vetrine di Petit Bateau da cui fanno capolino microscopiche tutine o magliette per le mamme, immancabilmente a righe. E allora sì, datemi una marinière e mi sentirò in riva al mare.

lunedì 28 maggio 2012

Il troppo stroppia (?)


Ieri mi sono lavata i denti. Con una mano facevo andare lo spazzolino, con l’altra scorrevo lo schermo del mio iphone, leggendo e commentando gli ultimi tweet. Tralasciando le conseguenze di quest’azione sulla mia igiene orale, la cosa (fattami notare dallo chef non senza una punta di fastidio) mi ha fatto fermare e riflettere.

Sono troppo dentro la tecnologia che mi circonda?