Tra le mura di questa casa non siamo fatti per i risvegli imposti,
specialmente quando comportano lucidità e attività ben prima delle otto del
mattino. Quando fuori è ancora buio o s’intravede appena un timido accenno di sole,
l’unico posto in cui desidero trovarmi è a letto, possibilmente sotto un bel
piumone soffice. Per me è sempre stato così, evidentemente il mio metabolismo,
il mio DNA, le circostanze (chiamiamole come preferite) mi portano naturalmente
a preferire le ore serali, a sentirle più inclini al mio essere e ad aiutarmi a
sfruttarle al meglio. Lo sanno le mie amiche, con cui spesso le migliori
chiacchierate avvengono al telefono ben dopo le 23.00, lo ha capito lo chef che
si è abituato a trovarmi sempre sveglia al suo rientro dal lavoro.
Io lo so che lì fuori c’è un universo da scoprire fatto di persone attive già alle sei del mattino, di energici lavoratori che negli anni hanno modificato il loro orologio biologico per rendere fruttuose le prime ore di una nuova giornata. L’edicolante che sistema con precisione i giornali, il barista che sforna brioche per silenziosi clienti, quelli del “cappuccio e cornetto” consumato ascoltando la radio, leggendo il giornale e buttando un occhio distratto alla tv nell’angolo di una tavola fredda. Le mamme bioniche, che alle sette hanno già pianificato la giornata di tutta la famiglia, preparato la merenda per i figli e possibilmente sono già vestite, truccate e pettinate. Chapeau, io non ci riesco proprio.