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lunedì 15 novembre 2010

Pomeriggio al cinema

Devo ringraziare Parigi (si potrà rivolgere un pensiero di gratitudine a un'entità astratta come una città? boh...) per avermi insegnato a essere più indipendente. Senza addentrarmi in discorsi filosofici o riflessioni sulla mia individualità mi riferisco banalmente (ma neanche poi tanto) all'abitudine di andare al cinema da sola. Ho iniziato a farlo da quando abito qui e la cosa mi piace tantissimo. In passato mi sono sempre trattenuta dall'entrare nella sala cinematografica senza compagnia, timorosa degli sguardi altrui e del possibile magone che mi avrebbe colpito. Invece qui è normale vedere persone di tutte le età pagare il biglietto e poi mettersi disciplinatamente in fila ad attendere l'apertura della sala proiezione, magari leggendo un libro per ingannare l'attesa. Ho iniziato, non senza dubbi, a sperimentare questo costume francese sin da subito e con mia grande sorpresa non mi sono sentita né sfigata, né triste nel farlo. Posso scegliere di vedere ciò che voglio senza obbligare nessuno a vedere film che piacciono solo a me, quindi via libera alla sperimentazione cinefila!!! Inoltre, all'orario che preferisco (viva quando possibile il matinée :), posso gustarmi attimo per attimo i momenti di una passione tutta personale.

Unica pecca, il post proiezione. Con chi commentare il film appena visto? Beh, spesso sono proprio gli altri spettatori i migliori critici con cui scambiare quattro chiacchiere e poi, tornata a casa, inondo inevitabilmente di commenti e opinioni personali chi mi capita a tiro :-)

Insomma un'altra bella abitudine parigina da aggiungere alla lista delle cose per cui posso affermare "Paris, je t'aime"

PS: Per la cronaca sabato pomeriggio ho visto "Potiche" (In Italia è uscito come "La Bella Statuina) l'ultimo film con Catherine Deneuve e Gérard Depardieu, una commedia perfetta per passare due orette in allegria.

lunedì 10 maggio 2010

Petits plaisirs

Qualche anno fa ho letto un libro di Philippe Delerm intitolato "La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita" che descrive alcuni momenti della vita di un individuo che, seppur piccoli e legati spesso a situazioni fuggevoli, rappresentano degli istanti preziosi ricchi di piacere. Sono quei momenti che ricordiamo anche a distanza di anni, magari perché un'immagine o un odore ce li hanno riportati alla mente. Ho ripensato a questo libro l'altro giorno di ritorno dal mercato quando, felice dell'acquisto di un chilo di piselli novelli, mi sono messa pazientemente a sgranarli.

Cos'ha a che fare la mia spesa con la letteratura? Beh, proprio Delerm ricorda con nostalgia i momenti passati in cucina sgranando i piselli e si sofferma soprattutto sulle interazioni familiari cha avvenivano nel corso di quegli attimi condivisi attorno ad un tavolo. Nel mio caso si tratta invece di un piacere esclusivamente sensoriale, legato all'azione meccanica, alla pressione che il dito esercita sul baccello fino a quando quest'ultimo fa crac, aprendosi per svelare il suo contenuto. Il piacere di staccare uno a uno i piselli facendo scorrere il dito, quasi si trattasse di un gioco con le biglie. Ho pensato a quanti momenti speciali costellano le mie giornate e ne ho trovati tanti... sono fortunata! Ho deciso di condividerne cinque con voi, uno per ciascun senso.


Per il Tatto ho già detto, sono i petits pois i protagonisti. Vista: i boccioli appena spuntati della stella di Natale che, miracolosamente, è sopravvissuta al mio assente pollice verde e si prepara a vivere la sua prima estate. Udito: il rumore delle chiavi dietro la porta d'ingresso quando il mio chef torna a casa dal lavoro, prima che apra. Olfatto: il sssss che esce dalla confezione sottovuoto del caffè quando la apro (rischio di rimetterci il naso per quanto lo appiccico vicino alla linguetta). Gusto: il ripieno morbido e burroso dei macarons che si scioglie lentamente sotto il palato, un'esplosione di aromi ogni volta diversi (l'ultimo è stato il mughetto, nuovo gusto primaverile di Ladurée).

Ma cosa succede quando un gesto, per quanto piacevole possa essere, diventa ripetitivo come nel caso di una cucina professionale? Ho rivolto a qualcuno di più competente in materia la domanda e, con mia grande gioia, ho scoperto che i piccoli piaceri rimangono, sono solo più difficili da individuare. Niente petits pois da sgranare (troppo da neofita della cucina), il petit plaisir di un cuisinier potrebbe essere il seguente: riempire la planetaria con mezzo litro di panna fresca e farla partire, assaporando il dolce suono della frusta che lentamente trasforma il liquido contenuto in morbida panna. Infine, a sublimazione di questo momento, prendere con una spatola la suddetta panna montata e gioire sentendo il plaf che fa cadendo nella ciotola! I piaceri sono piaceri...non si discutono!!!

Trovare una ricetta che valorizzasse a dovere il mio personalissimo piacere di sgranare i piselli non doveva essere compito mio ma, ahimé, anche i migliori cuisinier si ammalano. Mi sono dovuta rifugiare su una classica vellutata che potesse fare degna compagnia a un riso in bianco senza scatenare troppe gelosie alimentari.


Vellutata di piselli
Ingredienti
  • 250 gr piselli sgusciati
  • 1/2 lt brodo di pollo o vegetale
  • 1 cucchiaio da tavola di formaggio fresco tipo Philadelphia
  • 1 cucchiaino da thé di erba cipollina tritata
  • 1 fettina di salmone fresco o affumicato tagliata a listarelle (opzionale)
  • sale, pepe bianco
Sbollentare 5 minuti in acqua bollente salata i piselli, scolarli e privarli della buccia (se sono molto teneri si può evitare di sbucciarli). In una casseruola fare riscaldare il brodo, aggiungere i piselli e proseguire la cottura per circa 10 minuti. Frullare con un frullatore ad immersione o, per una crema più omogenea, passare al passaverdure e rimettere sul fuoco affinché la vellutata riduca, raggiungendo la consistenza desiderata. Regolare di sale e pepe.

Servire in una fondina, aggiungendo poco prima di portare in tavola un po' di formaggio fresco, una spolverata di erba cipollina e qualche listarella di salmone. Consiglio di usare quello affumicato quando la vellutata è servita tiepida o fredda, usando invece quello fresco per la vellutata calda.