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venerdì 17 luglio 2015

Mezze penne rigate con sugo di ciliegino e zucchine bianche

Il mio abbraccio, che quando eri neonato era culla, conforto nelle notti agitate, tranquillità di un respiro condiviso.
Cappellino e crema solare, rincorrendoti sulla sabbia rovente perché sei sfuggente e mi tocca essere più cocciuta di te per acciuffarti e spalmarti per benino.
La mano stretta forte, guarda a destra, poi a sinistra prima di attraversare!.
La cintura del seggiolino in auto sempre allacciata.
Il lenzuolino fresco tirato su nelle notti estive per coprire un piedino penzolante dal letto.

Nei primi quattro anni da mamma la mia vita si è riempita di piccoli gesti per proteggerti, per rendere il mondo in cui ti muovi più sicuro, senza per questo privarti della possibilità di esplorarlo liberamente. Gesti nuovi che, pian pianino, sono diventati normalità o scelte già consolidate della mia vita “prima” che però adesso faccio con una nuova consapevolezza.

Quante ore ho passato a scegliere con la meticolosità degna di uno studio scientifico le verdure del tuo primo brodino o impegnata davanti a uno scaffale a leggere ingredienti, osservare etichette, forme e colori dei contenitori, scegliendo i sapori con cui riempire la tua vita.

lunedì 17 settembre 2012

Il profumo della passata



Se è vero che ogni cucina ha il suo odore distintivo, carico dei gusti e della personalità di chi ha il controllo dei fornelli, la stessa cosa può estendersi facilmente a un pianerottolo, un intero palazzo, talvolta anche un quartiere. C’è chi sostiene di “riconoscere” una città appena ci mette piede, semplicemente facendosi guidare dal naso e, a pensarci bene, forse ha ragione. Per molti anni sono andata a lavoro in metropolitana prendendo la linea rossa, la più antica di Milano. Immersa in un libro o semplicemente troppo schiacciata per poter a distinguere le fermate, riuscivo però a capire quando arrivavamo a San Babila grazie al profumo di brioches appena sfornate che – districandosi tra scale mobili e passeggeri frettolosi – raggiungeva l’interno del vagone. Era un piccolo rituale che mi dava la carica per il giorno da affrontare anche senza bisogno di addentare le profumate brioches (che nella maggior parte dei casi erano surgelate…ahimè).