Visualizzazione post con etichetta SALONE DEL MOBILE. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta SALONE DEL MOBILE. Mostra tutti i post

martedì 8 aprile 2014

Gli orari, la spesa e un idillio perfetto.


Forse vi starete chiedendo che fine abbia fatto lo chef. In effetti è da un po' che non parlo di lui, magari lamentandomi pubblicamente degli orari bizzarri che la nostra famiglia fa a causa del suo lavoro.

La ragione è presto detta: da un paio di settimane (ormai quasi tre, il tempo vola…) il mio augusto consorte è a casa, più precisamente in convalescenza. Tutto merito di una sindrome del tunnel carpale con annesso dito a scatto per il quale ha dovuto subire un’operazione. Intervento riuscito ma ripresa lavorativa necessariamente lenta: ve lo immaginate a spignattare con tanto di bende?

Da tre settimane quindi viviamo un'apparente normalità familiare: tutti insieme a colazione e cena e a volte riusciamo addirittura a ritagliarci un pranzo a due.
Bello anzi bellissimo, soprattutto quando la routine prevede ritmi dietro ai quali a volte faccio fatica a stare, ma la verità è che tutta questa regolarità mi uccide!!!

venerdì 5 aprile 2013

Aprile tempo di…


È arrivato Aprile e, anche se in questa prima settimana la pioggia continua a battere sulle finestre e una sciarpa è sempre necessaria a scongiurare raffreddori,  è arrivata la primavera con il suo carico di verde, per lo meno in tavola!

È tempo di asparagi, fave, dei primi piselli freschi da sgranare e mangiare crudi sentendoli schioccare sotto i denti. Verdure da mangiare tutti i giorni scoprendole in nuove ricette e abbinamenti. Ho intravisto un mazzo di barba di frate al mercato e per quest’anno mi sono ripromessa di cucinarla in maniera diversa dalla solita insalata in agro.

Intanto, ad aprile, guardo ancora con sospetto i cestini di fragole, troppo perfette e lucide per avere un sapore vero.

venerdì 20 aprile 2012

Parola d’ordine: installazione.


Se abitate a Milano o vi trovate per caso in città durante questa settimana non potrà sfuggirvi il tumulto globale/totale che ha invaso strade e abitanti. 
È il Salone del mobile, baby!

Obbligatorio chiacchierare a voce alta lamentandosi del traffico, del posteggio impossibile da trovare, della pioggia che flagella incessantemente migliaia di “turisti del design” (addetti ai lavori perdonatemi per l’impropria definizione!) e gli incolpevoli cittadini che si ritrovano imbottigliati in una frenetica settimana loro malgrado.

E la Femme in tutto questo che fa?  

domenica 18 aprile 2010

Édition limitée (parte prima)

Puntuale come sempre anche quest'anno è arrivata la settimana del Salone del Mobile che per un'ex milanese come me ha sempre rappresentato un elemento indispensabile per scandire l'avvicendarsi delle stagioni. Inaugurato il Salone del Mobile? Ok, siamo a primavera inoltrata e andiamo incontro al giro di boa dell'anno. Comunque, calendario a parte, questa turbinante settimana milanese mi è sempre piaciuta, forse perché non ho mai dovuto viverla professionalmente. Niente piedi gonfi (in stand non ci siede!), poco sonno o interminabili ore di coda per arrivare in fiera. Il Salone del Mobile per me vuol dire semplicemente fermento, un'energia impalpabile che pervade Milano.

Ieri quindi con un pizzico di nostalgia, ma soprattutto per sentirmi più vicina alle amiche impegnate in eventi da organizzare e a cui partecipare, mi sono data (con i dovuti limiti) al design parigino. Ad accogliermi, all'ingresso di un nuovo concept store vicino la Bastiglia, una 500!!! Simbolo (forse) di una creatività vincente e tutta italiana che avrei trovato frequentemente nel mio tour per negozi e grandi magazzini. Non sono un'esperta e non voglio dilungarmi troppo nell'analisi del successo del design italiano sul mercato francese, semplicemente mi ha fatto piacere vedere apprezzato e ben esposto il "Made in Italy".

Ma la cosa che più mi ha colpito è la seguente. Tutto è "Produit en exclusivité" oppure in "Édition limitée et numerotée". Elementi d'arredo, candele, quaderni, federe per cuscini (federe?!?!). Mi è sembrato, insomma, che il valore dell'oggetto non fosse più legato alla sua natura intrinseca o al progetto che gli sta dietro, quanto piuttosto all'etichetta che gli è stata attribuita. Non mi sarei dovuta stupire più di tanto, del resto siamo nella città in cui anche i dessert vengono progettati come delle collezioni d'haute couture e sono - bien sûr - in edizione limitata (ma questa è un'altra storia...).

Continua però a sfuggirmi qualcosa. Se tutto diviene esclusivo perché qualcuno ha deciso di definirlo così, non finirà che gli oggetti davvero esclusivi resteranno quelli comuni e di cui ci accorgeremo solo dopo perché, seppur meno vistosi, ci restano impressi nella memoria?

Io l'ho provato sulla mia pelle o meglio sui miei neuroni. Gira e rigira, ammira e riammira sono tornata a casa, felice anche se dopo la full immersion nel design non mi attendeva nessun vernissage o party modaiolo.

Riguardo le foto ed eccoli lì, i vincitori della mia passeggiata ;-)