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giovedì 1 settembre 2016

Il panino del buon rientro

Primo di Settembre, giornata che porta con sé l’inizio di nuovi lavori, della palestra, del corso di ceramica o crossfit che si sognava da tempo di iniziare e che – inesorabilmente – segna la fine del periodo estivo. Perché è vero che il calendario ci concede ancora una ventina di giorni d’estate, ma l’umore e le atmosfere sono già da tempo sulla modalità rientro, non trovate?

Settembre quest’anno porterà tante novità a cui abituarsi poco per volta e alla prima mancano davvero pochissimi giorni. Lunedì prossimo minichef tornerà a scuola, quella in cui ha frequentato la scuola materna, ma stavolta zainetto e felpa saranno appesi tra gli armadietti dei grandi, davanti alla porta di una nuova classe, la prima. Per lui il passaggio sembra naturale, in fin dei conti ha già conosciuto la sua maestra a giugno e molti dei compagni saranno gli stessi, io invece sto realizzando che vivrà (e vivremo noi di riflesso) un momento importantissimo della sua vita.
Ci pensavo già durante le vacanze e riflettevo sul fatto che fosse “l’ultima estate” da tanti punti di vista.

L’ultima con i Topolini sfogliati sul lettino del mare, continuando a chiederci “me lo leggi?”.
L’ultima di tuffi e nuotate già intraprendenti ma ancora con il bisogno di averci lì accanto a te, per appoggiarti a una spalla quando sei stanco o tenere una mano cercando di imparare come si nuota a rana.
L’ultima estate in tre.

lunedì 9 giugno 2014

Weekend operosi e panini "buoni"


Lo scorso fine settimana mi sono fatta un regalo, di quelli semplici che non hanno bisogno di ricerche complesse per i negozi o lunghe preparazioni. Mi sono concessa il tempo, tutto quello che ci voleva, per fare tante cose.

Sabato e domenica niente ozio, se non per una forzata permanenza domestica nelle prime ore di domenica pomeriggio a causa dell’eccessivo caldo milanese, ma tantissime attività infilate una dietro l’altra con rinnovato entusiasmo da parte mia.
Maggio è passato, infatti, senza che me ne rendessi conto. Troppo impegnata a rincorrere impegni, scadenze, progetti, appuntamenti. Piacevole quasi sempre, ma talvolta non proprio benefico. Me lo dice la pancia: negli anni ho imparato che il mio stomaco mi lancia inequivocabili segnali di malcontento se lo maltratto e se in qualche modo mi maltratto. Io fingo di non sentirli quei campanelli d’allarme, ma poi puntuale il conto arriva. Un esempio? Mi è passato l’appetito, e non c’entrano diete o prove costume all’orizzonte. Io senza fame? Un paradosso bello e buono (ed ecco spiegato il motivo di qualche settimana senza post).

venerdì 17 maggio 2013

Il panino del viaggiatore


Ritrovarmi seduta dentro il vagone di un treno sta diventando ultimamente una piacevole ricorrenza. Lo è stato lo scorso fine settimana, quando un intercity (per la verità un po’ troppo polveroso) ci ha portato fino al mare. Lo è ancora di più quando viaggio su moderni treni alla volta di destinazioni nuove, iniziando a immaginare la mia meta sin dal primo istante di movimento, quando il treno procede ancora lento e incerto lungo il binario protetto dal grande padiglione della stazione centrale di Milano.

Complici le montagne e la linea 3G che va e viene riesco a staccare da tutto, a immergermi nel libro che troppe volte la sera abbandono sul comodino dopo averlo sfogliato svogliatamente, a guardare fuori alla ricerca dei campanili che piacciono tanto a minichef, persino a mettermi lo smalto (se non ci sono troppi passeggeri cui potrei dare fastidio!).

Se guardo indietro, in effetti, riesco a ritrovare tanti momenti della mia vita in cui i viaggi in treno sono stati importanti. Due anni fa un TGV carico di bagagli mi ha riportato da Parigi in Italia con un pancione gigante e tante domande sul futuro della nostra famiglia e della nostra vita. In treno raggiungevo i nonni in Sicilia per le vacanze estive e quei viaggi, a sette-otto anni, mi sembravano interminabili ed estenuanti. Probabilmente lo erano più per mia mamma che ci accompagnava e che doveva intrattenere me e i miei fratelli per almeno otto ore, inclusa una traghettata sullo Stretto.

giovedì 18 ottobre 2012

Dissertazioni carnivore (e un hamburger di pollo)

Non trovate che ultimamente l’hamburger sia sulla cresta dell’onda? 

Questa settimana la chiusura del Mc Donald’s in Galleria Vittorio Emanuele a Milano ha scatenato amanti e detrattori del celebre fast-food (i primi in fila per un panino gratis, i secondi a brindare per l’avvenuta liberazione di un luogo simbolo di Milano), ha conquistato la prima pagina dei quotidiani e fatto chiacchierare un po’ tutti (ieri sera nella trasmissione di Fabio Volo su Rai Tre ho visto un’esperta d’arte fare parallelismi tra le immagini della fila in Galleria e alcuni quadri futuristi di Boccioni sugli stati d’animo. Sarà…).

Sempre più spesso, poi, mi capita di leggere recensioni di nuovi locali e immancabilmente tra i piatti di punta c’è l’hamburger. Destrutturato, reinterpretato, stravolto, vituperato, il “panino con la polpetta” è entrato nelle carte di ristoranti, bistrot e bar che si contendono appassionatamente il titolo per il miglior hamburger di xxx (mettete voi la città che preferite).

lunedì 9 luglio 2012

Una serata eroica


La sfida stavolta non è stata semplice.

Non parlo dell’instachallenge #amorsi organizzato da Zelda was a writer, dei dieci giorni di foto scattare in posizioni assurde o degli appelli in perfetto stile miss lanciati su vari social network per far votare le foto. Questa era la parte ludica che mi ha permesso di conoscere nuove persone, scoprire sguardi pieni di poesia e bellezza, divertirmi obbligando famiglia e amici a mettersi in posa.

Fatto tutto ciò il meritato premio è stato poter andare a “Le Grand Fooding Milano - Pelle all’arrabbiata”: cibo, chef internazionali, amiche che non vedo da un po’ e nuove amicizie. Tutte le premesse giuste se non fosse per un piccolo dettaglio; qui non si scherza, si parla di street food e chef tatuati, ragazzi à la page e uomini arrabbiati, roba da duri mica per stomaci da signorine.

mercoledì 11 aprile 2012

Un pranzo di domenica


Basta una tovaglia a scacchi bianchi e rossi, dalla tela ruvida, per mettere allegria. So già che il suo destino è segnato: il cerchio perfetto disegnato dal fondo di un bicchiere di vino, uno schizzo d’olio e le briciole del pane la decoreranno allegramente a fine pasto.

Aggiungo un tagliere di legno d’ulivo; ricordo che quando l’ho comprato la scorsa estate alla bancarella sul lungolago profumava di buono e se ci passavo sopra l’indice restava leggermente unto quasi a volermi dire “dubitavi fossi vero ulivo”?

lunedì 21 giugno 2010

Cammina cammina...



La coppa del mondo di calcio è iniziata da soli 10 giorni ma credo già che la cosa migliore che potrò fare nei prossimi 20 che ci separano dalla finalissima è pensare a cosa mangiare guardando le partite.

Da una parte c'è lo psicodramma che si sta consumando in Francia con la squadra in sciopero e l'allenatore contestato un po' da tutti (oggi Le Monde titolava: Il mondo intero contro i Bleus), dall'altra i nostri azzurri che forse hanno lasciato in Italia il mordente e la convinzione (non mi addentro in analisi sportive perché dopo due tristi pareggi la tentazione di diventare tutti tecnici è forte ma non conduce da nessuna parte).

Solo che a me il calcio piace, specialmente durante i Mondiali quando la partita diventa un momento da condividere con famiglia, amici e perfino sconosciuti incrociati al tavolo di un bar. Per questa edizione 2010 ho appurato che il detto "Paese che vai, usanza che trovi" è vero anche quando ci si riferisce al rito tv-partita-cibo.