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lunedì 11 febbraio 2013
Frittelle e mascherine
Quest’anno Carnevale è arrivato all’improvviso sotto forma di comunicazione dell’asilo che informa i genitori che venerdì prossimo ci sarà una festa in maschera.
Messaggio non tanto subliminale: organizzatevi.
Me ne sarei potuta accorgere prima: i coriandoli sui marciapiedi e qualche timida decorazione nelle vetrine dovevano mettermi in guardia e invece nulla. Tutta colpa delle chiacchiere comparse al supermercato già dopo l’Epifania, sono loro ad avermi destabilizzato insieme al fatto che non mi travesto più da tempo immemore quindi Carnevale è quasi una festa di serie B. L’ultima mascherata la ricordo all’università, quando con le colleghe ci mettemmo di buzzo buono a tagliare, cucire, disegnare e decorare, creando una serie di costumi a tema natura (ricordo che c’erano un’aria, i flutti del mare, la luce – o forse la luna). Prima c’erano stati innumerevoli Carnevali festosi, merito della giovinezza e soprattutto di mamma che esprimeva tutto il suo talento artistico creando, anno dopo anno, maschere uniche che a distanza di anni ricordo con affetto e – a volte – una buona dose d’imbarazzo.
Se Pippi Calzelunghe (con tanto di trecce impazzite) può ancora annoverarsi tra i “classici” carnascialeschi e la farfalla con le ali alte un metro è il sogno di ogni bimba fantasiosa, il semaforo munito di segnaletica stradale esce un po’ dal seminato. Come dimenticare poi il periodo ortofrutticolo? Sono stata un’arancia e un rigoglioso grappolo d’uva, baroccamente ricoperta di decine di palloncini-acini. Di una comodità che ve la raccomando…
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