giovedì 20 febbraio 2014

Tre

Tre anni oggi e la consapevolezza che sei un bimbo grande.
Il mio bimbo, lo stesso che una piovosa domenica di tre anni fa è nato con un po’ di trambusto ed è stato il più bel regalo della mia vita.
Eri un fagotto, adesso sei snello e hai i capelli lunghi che ti vanno davanti gli occhi. Sei grande, me ne accorgo vedendoti mettere il pigiama da solo o fissare pensieroso le stringhe delle scarpe con la stessa concentrazione di un ricercatore in laboratorio.

Auguri minichef.
Che canti Katy Perry a squarciagola e mi chiedi di ascoltare Billy Joel così puoi giocare anche a tu a fare il “piano man”.
Che sei ciarliero come il tuo papà, ma solo quando ne hai voglia e allora ti lanci in minuziose descrizioni e nella cronaca minuto per minuto dei tuoi giochi. Se hai la mala, invece, non c’è verso di cavarti una parola di bocca e l’unica risposta che otteniamo è un no secco.
Che parli anche in un’altra lingua e ogni volta che ti sento e devo sintonizzarmi su quel tuo mondo fatto di aggettivi prima dei sostantivi, di cars e blue sky, è sempre uno stupore.

martedì 18 febbraio 2014

Ce la facciamo una carbonara?


Coraggio in cucina è anche presentare un piatto della tradizione”.

Così uno scapigliato Luciano Monosilio ha concluso lunedì scorso il suo intervento al Food Experience, dopo averci mostrato senza troppi orpelli e giri di parole come cucina la carbonara.

Mi ero preparata a un intervento moderno, a vedere usare tecniche strane, sifoni e sottovuotatrici per esempio. Avevo già nel cassetto un paio di domande su tradizione e innovazione (alcune anche un po’ cattivelle che mi avevate suggerito voi) e invece mi sono trovata spiazzata dall’apparente semplicità di uno chef che arriva, cucina e se ne va.

In realtà la carbonara è meno semplice di quanto si pensi, ma per Monosilio non ci sono segreti o magie, solo accortezze da seguire per preparare un buon piatto della tradizione che, per la sua stessa natura, avrà sempre mille interpretazioni, mille diverse voci pronte a levarsi al grido di “non si fa così”.

Io però qualche appunto mentre lo chef cucinava l’ho preso e stasera lo condivido con voi: prendetela non come LA carbonara ma come una carbonara da provare perché ne vale la pena, credetemi.

venerdì 7 febbraio 2014

Question time: la carbonara!

credits photo Identità Golose
Lo vedete questo piatto?
Certo, è una carbonara” mi direte voi.
E qui vi sbagliate.

È la carbonara di Luciano Monosilio chef del ristorante Pipero al Rex di Roma che dicono sia la più chiacchierata della capitale.

Dicono ancora (quelli di Identità Golose): “Se la monumentale versione della tradizione è già diventata il benchmark capitolino in materia, il giovane chef lavora in contemporanea a quella del futuro, un esperimento (raffinato e quasi futuristico nella presentazione) con l’Uovo marinato al miso, topinambur e caviale. Dovessimo comporre la nazionale che verrà della cucina italiana, Luciano Monosilio sarebbe tra i convocati certi”.

lunedì 3 febbraio 2014

Cronache scolastiche e minestroni d'inverno

Signora suo figlio a casa mangia troppo bene” dice la pediatra ammonendomi.
Scusi?!?” rispondo io.
Suo figlio è abituato a un regime alimentare troppo curato quindi è normale che la prima reazione alla mensa scolastica sia una vera reazione… allergica!” conclude sarcastica la dottoressa.
” mio commento non pervenuto.

Entusiasta della scuola materna di minichef ho, nei primi mesi di frequentazione, chiuso un occhio sul planning alimentare scolastico. Anzi, ho proprio messo la mascherina del sonno e fatto la gnorri alla lettura dei creativi menù. 
Pensate esageri? Facciamo che vi riporto senza censure né commenti alcune proposte di menù tratte dal quaderno delle comunicazioni scuola - casa:
  • Penne alla puttanesca - lonza - polenta.
  • Gnocchi alla ligure - arrosto - patate
  • Pasta al pomodoro - hamburger - purè
  • Pasta al prosciutto+besciamella - frittata - patate
  • Pasta alla boscaiola - sofficini - purè
[Dico solo che forse c’è un “partito della patata” che compone i menù e io non lo sapevo!]

A queste ludiche proposte minichef qualche tempo fa ha reagito nel vero senso della parola: corpo pieno di bolle e febbrone da cavallo. Fatti tutti gli esami del caso, sul banco degli imputati è salito il latte UHT somministrato a merenda insieme a pane e un succedaneo della Nutella. A quel punto siamo andati a bussare alla porta della scuola e le cose si sono complicate.

Pare infatti che la società che gestisce la mensa, oltre a dover seguire tutte le normative del caso e le indicazioni dei nutrizionisti, abbia dovuto confrontarsi con un drappello di simpatici genitori. Quelli del “Anche il cartone, purché mangi” uniti bellicosamente ai portavoce del “Mio figlio mangia solo pasta al pesto e wurstel, qual è il problema a darglieli tutti i giorni?” (e vi giuro che non sto romanzando).

Come si fa? Davvero, una mamma cerca di tenere sopiti gli istinti più bruti e innalzare la propria soglia di tolleranza, perché qui non è che si pasteggi quotidianamente con chissà quali manicaretti. Figuriamoci… siamo persone normali che però prestano attenzione (ok, forse un filo più della media) a quello che finisce nel piatto.

No, non partirò in una filippica contro l’istituzione mensa scolastica perché già se ne sentono troppe. No, non ho fatto mettere minichef in bianco dalla pediatra perché finirebbe per mangiare il doppio (il pasto tristanzuolo in bianco più quello normale dei compagni).

Mi chiedo però (e vi chiedo): la scuola non dovrebbe svolgere un ruolo educativo a 360°? E in questo giro continuo non dovrebbe essere compresa anche la cultura alimentare? Che non vuol dire disquisire di fois gras a tre anni, ma semplicemente guardare con curiosità le “cose colorate” che finiscono nel piatto. E lo dico da mamma fortunata di un bambino che mangia praticamente tutto. Asparagi e sofficini, patate e cavoletti di Bruxelles (ma non dategli lo stracchino, quello ve lo sputerà lontano un metro!).

La nostra cena quindi, da qualche tempo a questa parte, si modella sulle improbabili alchimie del pranzo. In poche parole è il tripudio del vegetale, nel tentativo di arginare l’avanzata proteica del pranzo. Il minestrone del primo lunedì di febbraio ne è un chiaro esempio: prendi il meglio che l’orto offre e fanne una zuppa calda e confortante, da preparare in abbondanza e lasciar cuocere a lungo, sentendone il profumo diffondersi lentamente per la casa. Ci sono i porri delicati, i fagioli morbidi, il cavolo saporito e sì, anche due patatine di montagna perché rendono più cremoso il tutto. 
Una ciotola e via a cercare nuove idee per le cene di minichef!


Minestrone d'inverno
Ingredienti per 4 persone
  • Fagioli freschi 500 gr (da sgusciare) o circa 250 gr già sgusciati
  • 2 carote
  • 2 porri
  • 2 mazzi piccoli cavolo nero
  • 2 piccole patate di montagna
  • 1 fetta di speck da 80 gr circa
  • 1 foglia di alloro
  • sale, pepe
  • olio extravergine d'oliva
Lavare e mondare le verdure: sgranare i fagioli, pelare patate e carote e tagliarle a cubetti, sfogliare il cavolo nero eliminando la costa centrale, eliminare la parte verde dei porri e le foglie esterne più dure, tagliare porri e cavoli a striscioline sottili.

In una pentola capiente far rosolare un paio di minuti i porri in olio extravergine d'oliva, salarli e poi aggiungere le carote, le patate e lo speck. Lasciar insaporire le verdure, unire il cavolo nero e i fagioli e coprire con abbondante acqua calda (in modo da non bloccare la cottura): l'acqua dovrà superare di un paio di dita le verdure. Raggiungere il bollore, regolare di sale e pepe e coprire, continuando la cottura a fiamma bassa per circa un'ora e mezza. Il minestrone dovrà restare piuttosto brodoso, se invece lo preferite più asciutto prolungate ancora la cottura o scoperchiate la pentola durante gli ultimi minuti di cottura.

Servite il minestrone ben caldo, completando con un filo d'olio a crudo e una spolverata di pepe nero macinato al momento e accompagnate con fette di pane tostato.