mercoledì 26 settembre 2012

Insolito weekend fashion-rurale



Sono sempre più convinta che le belle esperienze arrivino all’improvviso, quando meno te lo aspetti. Non hai il tempo di mettere a fuoco cosa stai per fare, non hai troppe informazioni da analizzare e processare. Puoi soltanto osservare e fare.

Lo scorso fine settimana, ad esempio, si annunciava come molti altri, né brutto né bello. La nostra routine familiare – ormai lo sapete – prevede lo chef regolarmente ai fornelli, quindi io e minichef cerchiamo di godere della compagnia di amici liberi, degli ultimi pomeriggi al parco. Le solite cose, insomma.

Invece sabato mattina in poco meno di un’ora i miei piani per la serata sono saltati. Arriva l’invito per una sfilata ed è tutto un: chiama un’amica – chiedi ai nonni, no sono già occupati – chiedi alla babysitter, è ancora libera – conferma l’impegno all’amica – decidi cosa indossare – doccia, trucco e via…

Mi sono divertita, è stata una serata tra donne a metà strada tra la moda e l’osservazione antropologica. Cosa volete farci, è un mondo abbastanza distante dal mio quindi l’ho presa con spirito goliardico, condividendo le immagini del mio “outfit” e commentando in tempo reale su twitter. Volete saperne di più della sfilata? Leggete qui, grazie a Laura mi sono trasformata in una food-fashion blogger reporter dalla Milano Fashion Week :-)

Dettaglio: la borsetta!
(immagine dal mio account Instagram: lafemmeduchef)
Meritato riposo dopo una serata a spasso su 12 cm!
(immagine dal mio account Instagram: lafemmeduchef)
Domenica più agli antipodi, invece, non ne potevo prevedere. 

Un giro di mail, un’oretta di macchina e mi sono ritrovata immersa nel verde, nel silenzio più pieno interrotto soltanto dal cicaleccio dei bambini (e dei grandi) e dal lontano rumore della mietitrebbia. Fine settembre, è tempo di raccogliere il riso carnaroli alla Riserva San Massimo e domenica ho potuto osservare da vicino come tutto ciò avviene. 



Più che una canonica visita in azienda è stato un pomeriggio di educazione alimentare e agricola, se è corretto dire così. Ho visto da vicino il riso carnaroli (le cui spighe sono alte quasi quanto me) e capito quanto sia delicato – facilmente soggetto alle bizze del clima e agli attacchi dei daini che ne sono golosi - quanto difficile sia tutto il processo di produzione e raccolta. 


Ho imparato che non tutto il riso commercializzato come carnaroli lo è effettivamente; la legge, infatti, consente di classificare sotto la dicitura carnaroli anche altre varietà di riso che però sono diverse dal carnaroli doc. Io non lo sapevo e mi domando quante volte avrò acquistato e mangiato un riso che credevo carnaroli ma in realtà non lo era. Sono i complessi meccanismi del commercio, mi rendo conto, ma se le cose stanno così io consumatore finale come faccio a sapere davvero ciò che mangio? Di chi posso fidarmi?


Più di tutto è stato un pomeriggio di spighe toccate con i polpastrelli, di centinaia di anatre che si alzano in volo all’unisono, di mele raccolte e mangiate senza doverle lavare prima, di ranocchie microscopiche che saltellano tra i piedi e di zanzare incredibilmente potenti. 

    


Un pomeriggio che mi ha ricordato quanto sia bello ogni tanto allontanarsi dalla città e ritrovare lo spirito scoutistico che credevo di aver messo in un baule tanti anni fa. 


Informazioni utili
Azienda agricola Riserva San Massimo
Località San Massimo – 27027 Gropello Cairoli (PV)
Tel. 0382.817239


3 commenti:

  1. Quindi le spighe del riso Carnaroli sono piuttosto bassine..... ;)

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  2. Un'esperienza interessante e bellissima *_*

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