giovedì 28 ottobre 2010

In viaggio (virtuale) verso il Friuli

Poche terre sono belle, affascinanti e al contempo poco conosciute come il Friuli Venezia Giulia. Anche la sottoscritta, nata e cresciuta migliaia di chilometri più a Sud, ne ha per larga parte della propria vita ignorato (o quasi) l'esistenza. Poi un giorno capita di ritrovarsi a fare le valigie per un lungo weekend con una destinazione ignota: Pordenone e provincia, anzi più precisamente San Vito al Tagliamento. Ciò accadeva più di cinque anni fa e quei quattro giorni sono stati i primi di una serie di meravigliosi weekend costellati da passeggiate in borghi antichi, brindisi con incredibili vini bianchi, nonché cene, pranzi, spuntini (insomma ogni occasione buona per mettere le gambe sotto a un tavolo) a base di San Daniele, frico e... cjalsòns!!!

Come spiegare cosa sono esattamente i cjalsòns? Devo ammettere che tutte le volte che ne ho ordinato un piatto ho mangiato qualcosa di diverso e, proprio per questo, unico. Nel mio palato però e, conseguentemente, nella mia memoria si sono fissati l'inconfondibile aroma della cannella unito alla morbidezza delle patate e all'amaro saporito della ricotta. Un piatto davvero buonissimo, simbiosi perfetta di sapori dolci e salati.

Grazie a Rossella, autrice del blog "Ma che ti sei mangiato", oggi ho la possibilità di cimentarmi per la prima volta nella preparazione dei cjalsòns in versione parigina ;-)

Rossella, infatti, ha invitato bloggers e non a mettersi ai fornelli provando una delle tante versioni dei cjalsòns, con l'obiettivo di far conoscere meglio il Friuli e in particolare l'opera di Gianni Cosetti cuoco di Carnia (regione montuosa del Friuli) che (cito letteralmente le informazioni che mi ha mandato Rossella) "negli anni Ottanta e Novanta si guadagnò una stella Michelin con il suo Ristorante Roma di Tolmezzo. Già allora lui s’impegnava nel recupero delle tradizioni e dei prodotti locali. Organizzò anche un concorso per raccogliere le ricette delle casalinghe friulane in tema di cjalsòns. Su 40 partecipanti vennero fuori ben 40 ricette diverse!!!"

Che altro aggiungere? Tra le tante ricette proposte ho scelto di provare i Cjalsòns Krofin di Timau perché mi sono sembrati i più vicini alla mia personalissima esperienza culinaria. Per forza di cose ho dovuto rinunciare alla ricotta affumicata, trovarla nella Ville Lumière è impossibile: ho girato quasi tutti gli arrondissement ma niente... mie predilette amiche friulane (so che ci siete e leggete) conto su di voi per un rifornimento! Rispetto alla ricetta originale ho ridotto la dose di zucchero nell'impasto e sostituito l'uvetta con la mela perché una volta li ho mangiati anche con la mela ed erano buonissimi! Al posto del pizzico della menta secca ho usato una buona manciata di timo fresco che ha aggiunto una nota aromatica all'impasto. Ho voluto anche sperimentare una versione a fagottino, buona come quella classica a raviolo, l'importante è far cuocere i fagottini qualche minuto in più affinché la pasta sia cotta uniformemente.

Buon appetito e... viva il Friuli Venezia Giulia!

Cjalsòns Krofin di Timau

domenica 24 ottobre 2010

Un anno in più

Anche questo giro di calendario è andato!

È stato un anno molto intenso, in cui la nostra vita parigina si è consolidata ed è divenuta (più o meno) stabile, ho avuto modo di iniziare nuove esperienze - compresa l'avventura blog - pur cercando di mantenere saldi alcuni punti della mia vita. Improvvisamente, come in una corsa fatta tutta d'un fiato, arrivo a un'età che ho spesso immaginato lontana e importante. Ho sempre pensato che i trenta rappresentassero il primo vero traguardo nella vita di ognuno, un inevitabile momento di riflessione su se stessi e sul proprio cammino.

Ed io... oggi? Sono una persona serena (beh, diciamo che lo sono la più parte dei giorni), forte grazie alla mia famiglia e ai miei amici, consapevole dei limiti del mio carattere e delle mie possibilità ma anche in costante tensione verso qualcos'altro, verso un miglioramento, verso il nuovo. Sono una donna (devo definitivamente abbandonare l'auto-definizione di 'ragazza'?!?!) che ha tanta voglia di sperimentare e di lanciarsi al 100% nelle sue passioni.

I trenta non saranno poi così male, lo credo davvero, basta soltanto impegnarsi perché siano pieni di belle cose... ma non è poi quello che ciascuno di noi fa ogni giorno?

Allora, per iniziare in maniera importante così come richiede la ricorrenza, sono alle prese con il mio primo boeuf bourguignon: un piatto sostanzioso che ha bisogno di pazienza, cure continue e - perché no - amore per riuscire alla perfezione. Nel momento in cui scrivo la cocotte di ghisa è in forno da due ore, cipolline e funghetti sono già pronti e aspettano solo di unirsi alla carne per poi riposare tutta la notte e domani il mio boeuf bourguignon sarà certamente una delizia.

Adesso però è il momento di andare a dormire... a una certa età bisogna coccolarsi anche con una buona dormita :-)

martedì 19 ottobre 2010

Esperimenti serali

Conseguenza ineluttabile dell'essere la Femme du Chef è il fatto di rimanere talvolta sola la sera quando il marito è impegnato a cucinare per gli altri. Queste serate sono per me un'ottima occasione per dedicarmi a interminabili telefonate, cenette etniche con le amiche, sedute casalinghe di manicure/pedicure e chi più ne ha più ne metta. E poi la cucina tutta per me... anche se io e lo chef la dividiamo amabilmente e ormai abbiamo collaudato tecniche infallibili di coabitazione e coutilizzo dei fornelli, volete mettere il sottile piacere di disporre liberamente di forno, ciotole, coltelli e tutto l'armamentario?!?!

Nascono così i miei esperimenti culinari serali che, devo ammettere, non sempre si rivelano dei gran successi. A volte mi chiedo quale sia la media di prove necessarie per tirar fuori un buon piatto. Perché anche se un'idea può sembrare buona in teoria, non sempre la realizzazione e il risultato finale si rivelano facili e all'altezza delle aspettative (cari foodbloggers, cuochi e amatori in genere, mi piacerebbe tanto avere un vostro feedback su questo interrogativo esistenziale!). Le tartelettes di oggi, ad esempio, erano nate come un'unica grande quiche e al posto delle cipolle rosse la prima volta c'erano i porri. I fichi sono stati tagliati in fettine sottili e in quarti, hanno affrontato il calore del forno o l'hanno scampato venendo adagiati solo alla fine sulla quiche. No... non ho mangiato quiche et similia per una settimana :-)

Lui le ha approvate, magari apporterebbe ancora dei cambiamenti però visto che 1) non si è espresso chiaramente su come/cosa modificherebbe 2) si è sbafato 3 tartelettes senza colpo ferire, io ve le posto perché sono buone, abbastanza semplici da realizzare e secondo me le monoporzioni sono proprio carine da vedere. Buona settimana!

Ps: diamo a Cesare quel che è di Cesare... la pasta brisée io l'ho sempre pronta nel congelatore grazie alle manine laboriose della mia dolce metà :-)

Tartelettes aux oignons rouges et figues

mercoledì 13 ottobre 2010

Libri, regali... passioni

La libreria di casa sta esplodendo. Succede che - oltre ai tanti acquistati impulsivamente da noi - sempre più spesso ne arrivano di nuovi in regalo (apprezzatissimo) da amici e parenti. Il soggetto è in molti casi culinario e si va dai ricettari nudi e crudi, ai romanzi ispirati al tema, ai manuali di chimica/didattica di solito destinati al mio consorte. Su alcune amene letture vi darò un resoconto appena possibile, adesso sono in fase lettura dei classici inglesi (Jane Austen in testa), posso però raccontarvi cosa è successo domenica a colazione proprio grazie ad un gradito dono.

Qual è quell'alimento che provoca assuefazione (per non dire dipendenza), capace di risvegliare il bimbo che è in noi e di condurci a fare cose impensate prima?

Ok, ognuno avrà il suo... nel mio caso si chiama NUTELLA :-)

Avevo riposto in un cassetto ben chiuso l'amore viscerale per la crema spalmabile più famosa al mondo ma, complice il regalo di un'amica, ho dovuto non solo riaprire il cassetto ma anche diversi barattoli di Nutella!!! Il libro in questione si chiama nella versione francese "Passion Nutella©", è edito da Milan - autrice Clara Vada Padovani. Dopo lo stupore provocato dallo scoprire che LA Nutella per i francesi è IL Nutella sono passata alla lettura (io non sono per nulla d'accordo: la morbidezza golosa e la pura goduria provocata da un semplice cucchiaino stracolmo di Nutella non possono che essere delle sensazioni al femminile!). Il libro raccoglie le ricette "famose" di grandi chef e pasticcieri italiani che si sono cimentati con l'interpretazione e la reinterpretazione di grandi classici dal sapore di gianduia. Io ho trovato molto interessante la parte dedicata al "Parfum de maison", ossia le classiche ricette di casa che l'autrice ha provato aggiungendo quel tocco di Nutella capace di rendere anche un semplice frollino una golosità.

Domenica scorsa mi sono quindi cimentata nella preparazione degli Scones inglesi, in un'inusuale variazione nutellosa, per una ricca colazione casalinga. La preparazione di per sé non è affatto complessa, io ho seguito abbastanza fedelmente la ricetta modificando solo la dose di latte perché l'impasto era un po' secco e non si legava perfettamente e i tempi di riposo: per comodità ho preparato la pasta la sera prima e lasciata riposare in frigo tutta la notte, in modo da averla pronta velocemente l'indomani mattina al risveglio! Il risultato non ci ha deluso, molto diverso però dall'idea dei classici scones che di solito sono più alti dopo la cottura. In compenso, la dolcezza della Nutella si sposa benissimo con l'acidità della marmellata di fragole e si può tranquillamente evitare il burro che solitamente accompagna gli scones (io l'ho portato in tavola per rispetto della tradizione ma è rimasto nel piattino).

Ovviamente la mia Passion Nutella non è mica sopita... anzi! Decine d’idee sono in attesa di essere testate, nel frattempo per ingannare l'attesa bastano un barattolo di Nutella, un cucchiaino, una fetta di baguette (sto deliberatamente censurando le reali quantità di pane ingurgitato ;-) e il gioco è fatto.

Scones alla Nutella

giovedì 7 ottobre 2010

Facce da parco


Ottobre è tra i mesi che preferisco. Sarà che ci sono nata, che è il mese scelto da me e dallo chef per il nostro matrimonio o forse che semplicemente mi piace tirare fuori dagli armadi i maglioni di lana, risentirne il calore leggermente pungente sulla pelle e farmi coccolare dal caldo abbraccio di un cardigan quando rientro a casa con quella tipica sensazione autunnale di pizzicore perché il primo freddo ti ha sorpreso per strada quando non eri ancora preparato.

Ma con l'arrivo del nuovo mese devo inevitabilmente rinunciare a tutti quei piccoli riti estivi che tanto mi piacciono, in primis le ore trascorse al parco.


Parigi è una delizia per le infinite possibilità che offre di rifugiarsi nel verde: piccoli lembi di terra nascosti tra le stradine del quartiere o ampi spazi curati con perfezione geometrica da schiere di giardinieri. Avendo la fortuna di abitare in un crocicchio cittadino pieno di parchi, quest'estate (nuvole e piogge permettendo) ho passato parecchi momenti distesa sulla pelouse a godere il sole, senza aggiungere quanti panini sono stati inventati all'ultimo minuto per un'improvvisa e irresistibile voglia di picnic :-)

Non posso quindi dare il via alla prima "stagione autunno/inverno" del mio blog senza salutare come si deve l'estate appena trascorsa. Ecco una mini carrellata fotografica di quelle che mi è venuto spontaneo soprannominare "le facce da parco di Parigi".







La maggior parte delle foto sono state scattate al Jardin de Luxembourg lo scorso giugno in occasione della manifestazione "Rendez vous aux jardins 2010".